Un nuovo modello di capitalismo sostenibile

I recenti disastri di un dissennato impiego delle risorse e la ricerca affannosa del profitto ad ogni costo hanno indotto gli imprenditori più sensibili a riflettere sulle finalità del loro lavoro.

Infatti non è solo il profitto che muove le loro attività, quanto, piuttosto, la durata nel tempo di ciò che hanno saputo realizzare e questo si può ottenere nel momento in cui ci si rende partecipi di un insieme di azioni che producono valore per tutti i portatori di interessi.

Restituire alla società (dipendenti, fornitori, clienti, ambiente e territorio nei quali si agisce) parte del profitto realizzato, vuol dire essere un’impresa B Corp.

Essere una B Corp significa essere un’azienda che inserisce obiettivi di impronta sociale ed ambientale nella propria attività d’affari, in armonia con gli specifici scopi economico/finanziari che sono la missione dell’attività d’impresa.

Si tratta di aziende che realizzano il profitto come conseguenza di strategie e attività corrette gestionalmente e al contempo riattivano il contesto nel quale agiscono, generando ricadute positive sull’ambiente e sugli individui.

L’economia circolare ne è forse il comparto più significativo e si avvia ad essere una realtà sempre più presente nel nostro Paese ed esempi significativi si evidenziano in alcune importanti filiere del tessile abbigliamento, dell’automotive, del packaging, dell’elettronica e dell’edilizia.

Conciliare le quattro P di : Profit, Purpose,People e Planet diventa sempre più importante e disegnare strategie aziendali che ottimizzino il loro rapporto deve essere l’attività prevalente di imprenditori e manager innovativi.

Muoversi in questa direzione significa gestire in modo più efficiente le risorse, adottare l’innovazione incrementale per cercare di risolvere le problematiche sempre più stringenti che il mondo interconnesso ci sottopone e agire per far rimuovere rapidamente tutti gli ostacoli legislativi che ne rallentano lo sviluppo.

Con la consapevolezza che la politica italiana deve saper semplificare l’azione delle nove autorità con potere normativo e le conseguenti strutture burocratiche, delimitandone con efficacia e trasparenza i contesti di attività per ridurre le significative e paralizzanti sovrapposizioni che annullano la produttività del sistema nel suo complesso.

Solo in questo modo anche il mondo dell’imprenditoria accrescerà la sua convinzione del ruolo sociale che è chiamato ad assolvere e svilupperà una cultura aziendale dove tutti i portatori di interesse saranno tutelati e la comunità che circonda l’impresa potrà giovarsi dei benefici connessi alle attività di business.

Infatti per elaborare specifiche strategie di cambiamento in positivo e che assicurano la sopravvivenza aziendale non sono sufficienti risposte solo difensive (riduzione di costi) e aziende chiuse al loro interno, ma occorre accrescere il valore di ciò che si produce e giovarsi dell’ausilio di tutti i portatori di interessi.

Perché oggi nel mondo globale ed interconnesso non competono più solo le singole aziende, ma interi sistemi territoriali dai quali attingere le risorse e i talenti che servono per vincere le sfide del mercato.

Questo modo di operare deve essere il punto di riferimento delle imprese B Corp che non sono solamente realtà che realizzano prodotti e servizi eco, bio o a impatto sociale, ma possono esercitare la loro attività in ogni comparto produttivo: dall’alimentare, ai servizi finanziari, all’edilizia, ecc. e generano i loro affari in modo tale da ottimizzare la creazione del valore per tutti gli stakeholder (portatori di interessi) e non solo per gli shareholder (azionisti).

Ricordando che creare valore significa accrescere benessere e non solo ricchezza attraverso affidabilità, reputazione, qualità, giusto prezzo, servizi e soluzioni adeguate e velocità di risposta alle esigenze dei clienti.

Infatti le B Corp che sono nate intorno alla metà dello scorso decennio e hanno avviato il processo con la misurazione degli impatti sociali che generano, sono state finanziate da enti privati (anche la fondazione Rockeffer) che hanno permesso di attivare un protocollo di misurazione che consentisse di valutare se l’impresa genera o distrugge valore per la società.

Nel 2010 nello Stato del Maryland la definizione di B Corp è entrata a far parte dell’impianto legislativo dello Stato e da quell’anno in poi in quello di altri 34 degli Stati Uniti.

Nel nostro Paese sono state disciplinate dalla legge 208 del 28 dicembre 2015 che ci ha consentito di essere il primo Stato non americano a recepirle.

Quindi misurare l’impatto della propria impresa sulla società è il primo passo per ottenere la certificazione conseguente, attraverso uno specifico percorso procedurale.

La misurazione è gratuita ed è funzionale per comprendere gli impatti, i livelli di rischio e le prestazioni che l’impresa può fornire e solo quelle che superano la barriera degli 80 punti possono qualificarsi come B Corp.

La soglia degli 80 punti è quella di equilibrio e sta ad indicare che l’impresa nella sua attività sottrae alla società esattamente quanto le restituisce; al di sotto di questo livello le aziende possono avere un impatto positivo per la proprietà e gli azionisti, ma negativo su ambiente e società; al di sopra forniscono ad ambiente e società più di quanto sottraggano.

In Italia ci sono già 85 imprese che possiedono la qualifica di B Corp certificata e che di conseguenza hanno superato la soglia degli 80 punti.

All’interno dei loro statuti hanno di conseguenza evidenziato la duplicità della loro funzione: creazione di valore economico e impatto positivo sulla società.

Non esistono, ad oggi, indicatori in grado di misurare il ritorno economico/finanziario della loro sostenibilità e della loro sensibilità al sociale, tuttavia la reputazione che incominciano ad ottenere fa emergere la bontà di una visione che nel medio periodo consentirà un ritorno anche economico con l’incremento del volume di affari.

Un esempio può chiarire meglio di cosa stiamo parlano; infatti Olivetti, con l’impatto sociale distribuito su Ivrea e con le sue metodologie di sostegno per i propri collaboratori, è stata un’azienda B Corp che, sostanzialmente, ha anticipato i tempi e che ancora oggi ha una reputazione riconosciuta ed apprezzata.

Del resto Olivetti stesso sosteneva nella sua visione manageriale che tra le vocazioni aziendali un ruolo preminente era quello che vedeva l’impresa come un mezzo anche per migliorare la società, attraverso il pieno dispiegamento dell’innovazione e del potenziale di business che ogni territorio era in grado di offrire.

Luigi Pastore