Dewey 1952

Thomas Edmund Dewey, repubblicano, famoso ed efficacissimo Procuratore di New York incaricato di combattere il crimine organizzato e dipoi Governatore del New York inteso come Stato dal 1943 al 1954, amoreggiò a lungo con la Presidenza.
Invano:
visto che nel 1940 la nomination GOP (Grand Old Party, il repubblicano) gli fu negata perché decisamente non interventista quanto a quella che sarà la Seconda Guerra Mondiale e soprattutto perché ritenuto troppo giovane e inesperto;
visto che nel 1944, ottenuta l’investitura agognata, a novembre fu sconfitto da un sia pur declinante Franklin Delano Roosevelt;
visto che nel successivo 1948 fu incredibilmente (tutti i sondaggi lo davano vincente con ampio margine) battuto da Harry Truman.
Preso atto della situazione, quattro anni dopo, nel 1952, il Nostro si chiamò fuori in prima persona dai giochi.
Quell’anno, la convention repubblicana ebbe luogo a Chicago e fu nella ‘città del vento’ che Dewey dimostrò quanto fosse forte e decisivo il suo governo del partito.
Quale influsso avesse sui delegati.
Erano allora in corsa – non avendo il discorso primarie/caucus portato alla designazione di uno tra loro – un bel numero di pretendenti la nomination.
Tra i tanti, in prima fila il senatore Robert Alphonso Taft, figlio del defunto Presidente William Howard Taft e, questo a parte, uomo politico di grande talento e visione (sarà successivamente compreso nella cerchia dei cinque migliori senatori dell’intera storia americana).
Nutriva Dewey un più che decennale contrasto con l’illustre politico dell’Ohio, contrasto derivante dalle diverse, opposte posizioni a proposito del ‘New Deal’ roosveltiano che Taft aveva sempre ferocemente avversato rappresentando in questo la vera e infine minoritaria ortodossia del partito.
Alla ricerca di una alternativa che potesse definitivamente chiudere la strada verso la Casa Bianca al rivale, l’ancora Governatore del New York agitò la bandiera del generale Dwight ‘Ike’ Eisenhower.
Per parte sua convinto di ottenere facilmente l’investitura nella circostanza, il già Comandante delle Truppe Alleate nel secondo conflitto mondiale si era trovato tra i piedi la forte candidatura Taft ed era in difficoltà.
Determinante, pertanto, l’appoggio di Dewey che fu in seguito ‘compensato’ con l’inclusione nel gabinetto del vittorioso (contro il Governatore dell’Illinois Adlai Stevenson) Eisenhower di un notevole numero di ‘suoi’ uomini.
Fu la convention del 1952 il ‘canto del cigno’ di Taft che venne a morte l’anno seguente.
Fu comunque l’ultima volta nella quale Dewey impose il proprio volere.
Nel successivo 1956, difatti, in un momento nel quale sembrava che ‘Ike’ non intendesse ripresentarsi (cosa che poi fece sconfiggendo una seconda volta Adlai Stevenson), il Nostro avanzò di bel nuovo la sua candidatura.
Ma il suo astro era al tramonto e dovette prenderne atto.
 
P.S.
Lo so, l’ho scritto e riscritto.
Ma ogni qualvolta parlo di Stevenson debbo (debbo, tanto ritengo dolorosamente e drammaticamente ‘vera’ la sua frase) ricordare quanto ebbe a rispondere a una Signora che al termine di un suo discorso gli aveva detto “Governatore, tutte le persone intelligenti voteranno per lei”, 
“Non basterà, Madame.
Occorre la maggioranza!”
Straordinario.
 
Mauro della Porta Raffo