‘Sugar’

Potevi averlo per niente.
O quasi.
Dopo che aveva perso da Giardello, dico.
E venne in Europa.
Per soldi.
Pochi.
In tournée.
A Parigi.
Da dove cominciare, altrimenti?
Era d’ottobre.
Era il 1963.
Ventitre anni che combatteva.
Senza contare quelli da dilettante.
E gli misero contro un bel pugile.
Uno di Ajaccio.
Molto più giovane.
Armand Vannucci.
Che prima del match ebbe e dire quanto fosse emozionato ad incrociare i guanti con la leggenda.
E lo diedero vincente.
E non lo meritava.
E se avessero alzato il guantone al corso che fine avrebbe fatto il resto della tournée?
E mancava oramai poco che, tornato a casa, il buon Joey Archer, prima di batterlo ai punti, lo mettesse giù.
Lui, che non aveva il pugno.
E per fortuna capì che era davvero l’ora di smetterla con la boxe.
Era Ray ‘Sugar’ Robinson,
Il più grande.
L’avessi qui, gli chiederei cosa si prova nel momento in cui sai di aver perso e i giudici ti danno vincente.
Cosa provò quando vide la delusione, il dolore di Vannucci nell’ottobre del ’63?
Cosa?

Mauro della Porta Raffo