Scacchi e piselli

Caldana, frazione di Cocquio Trevisago.
7 aprile 2018.
Fra poco, Luca Moroni affronterà in una simultanea una quarantina di avversari.
Ha diciassette anni.
È Grande Maestro Internazionale.
Campione italiano assoluto e lampo.
Membro inamovibile della nazionale azzurra.
Di scacchi, naturalmente.
Vecchio presidente – non certamente per meriti di gioco – del glorioso Circolo Varesino, a tavola gli siedo accanto.
Gran bel tipo.
Sciolto e brillante.
Ha cominciato a cinque anni, per caso.
(Sostiene in proposito che tutti i giocatori di vero livello sono, come lui, nati qua e là appunto per caso e che dalla scuola, dalla formazione scolastica, non viene mai fuori il campione).
Ha dipoi subito vinto.
Importantissimo sia per acquisire sicurezza sia per convincere i genitori ad insistere, dimostrando loro che vale la pena farlo.
Maestri man mano di livello adeguato.
Oggi, per quanto grande, ne ha uno americano e presto ne avrà un altro.
Studia tutti i giorni – Natale e compleanno compresi – quattro ore.
Gioca in giro per il mondo mediamente centotrenta partite ufficiali l’anno.
A scuola – quarta liceo – quando possibile.
Ascolto e prendo mentalmente nota.
Luca mi piace!

Siamo a Caldana di Cocquio Trevisago come ho detto e il locale Circolo è giustamente intitolato ad Esteban Canal, scacchista eccelso vissuto a lungo in paese e qua morto e sepolto.
Ne faccio cenno e uno dei presenti – i capelli bianchi – racconta di quando, ragazzo, lo frequentava.
Vecchio e povero, viveva in un paio di stanze di una villa, ospite di un amico.
Insegnava.
Scacchi, ai pochi che lo volevano.
“E quanti piselli mangiava”, ricorda.
“Una volta alla settimana, andavo a casa sua con un sacco di carta, raccoglievo le scatole di piselli sparse per ogni dove e le portavo via”.

Si può vivere di soli piselli?
Pare di sì.
Spendendo poco e aspettando di arrivare mestamente alla fine.

Aveva Canal giocato per l’universo mondo.
Acclamato.
Aveva affrontato con buoni se non ottimi risultati campionissimi come Capablanca e Alekine.
Per finire così.

Mauro della Porta Raffo