Else Jerusalem e la prostituzione a Vienna nei primi anni del ‘900

E’ uscito l’anno scorso, nelle meritevoli ed attente Edizioni Via del Vento di Pistoia, uno striminzito libretto di Else Jerusalem dal titolo “Liberazione e altre prose inedite”.

Claudia Ciardi, traduttrice dal tedesco e curatrice del testo, ci dice nella importante posfazione che le prose pubblicate sono le prime di questaautrice mai apparse in Italia.

Eppure oltre un secolo fa, nel 1909, la Jerusalem aveva pubblicato a Vienna, presso il noto editore Samuel Fischer, un romanzo dal titolo “Lo scarabeo sacro” che ebbe un impatto enorme sull’opinione pubblica della capitale dell’impero austro-ungarico al punto che fino al 1926 si contarono ben 40 ristampe.

Else Kotànyi sposata Jerusalem, nasce a Vienna nel 1876 figlia di un ricco commerciante di vini ungherese.

Studia per quattro anni filosofia all’Università senza però potere sostenere esami e laurearsi essendo a quel tempo vietata alle donne questa possibilità.

Inizia a pubblicare alcuni racconti ed in particolare un saggio centrato sull’educazione al matrimonio.

Da qui inizia il suo coraggioso percorso in difesa del rispetto e dei diritti della donna tenendo conferenze e scrivendo articoli su questo tema allora assai poco considerato se non addirittura ignorato.

Si unisce all’eterogeneo gruppo della Jung-Wien fondato nel 1891 e gestito dall’intraprendente critico letterario Hermann Bahr, a cui appartenevano, anche se in ordine sparso, molti di quegli intellettuali che caratterizzeranno l’ “esplosione d’intelligenza” della Vienna degli inizi del secolo scorso.

L’organo ufficiale del movimento era il settimanale Die Zeit diretto da Bahr.

Il Café Griensteidl era il

punto d’incontro degli artisti tra i quali scrittori come Hugo von Hofmannstahl, Arthur Schnitzler, Stefan Zweig e, per pochi anni, anche lo scrittore e feroce polemista Karl Kraus.

L’intento della Jung-Wien era

quello di abbandonare il naturalismo ottocentesco volgendosi ad un modernismo che sfocerà nella straordinaria esperienza della Secessione, con pittori come Gustav Klimt, Egon Schiele e Oscar Kokoschka ed architetti come Otto Wagner, Joseph Maria Olbricht ed Adolf Loos.

Jung-Wien tendeva a sfidare il moralismo ipocrita e formale del tempo in favore di un’apertura verso i problemi socio-psicologici e sessuali con una grande attenzione sia alla letteratura straniera che verso alcuni giovani autori come Robert Musil e Joseph Roth e, in campo musicale, Arnold Schoenberg.

Tuttavia molti segnali portano a presagire il crollo dell’impero, come l’ondata montante dei nazionalismi da una lato ed il totale immobilismo della classe politica asburgica tesa solo a mantenere lo “status quo “ come unica terapia per evitare la dissoluzione dell’impero.

La “Finis Austriae” non viene avvertita, la vita a Vienna è piacevole e garbata, così Stefan Zweig la ricorda nel libro “Il mondo di ieri”:

“Non fu un secolo di passione quello in cui nacqui e fui educato.

Era un mondo ordinato, con chiare stratificazioni e comodi passaggi, era un mondo senza fretta…….

Il tempo e l’età avevano altre misure.

Si viveva più comodamente”.

La realtà però è più complessa, si va sviluppando il razzismo antisemita rappresentato dal sindaco Karl Lueger che afferma che è lui a decidere chi è ebreo, veicolando messaggi assorbiti entusiasticamente dal giovane Adolf Hitler, ma soprattutto c’è un sottoproletariato in continuo aumento che vive in una condizione sempre più miserevole e senza alcuna possibilità di riscatto.

Su questi temi, ma in particolare sulla condizione delle prostitute si inserisce il romanzo di Else Jerusalem, Lo scarabeo Sacro (“Der Heilige Skarabäus”), ambientato in una casa di tolleranza, la Rothaus, che racconta con spietata lucidità il falso perbenismo e la doppia morale della buona società viennese che fingeva di non vedere la vera situazione in cui versavano le ospiti delle “case di piacere”.

La descrizione realistica degli abusi continui, delle perversità, e delle miserabili condizioni in cui queste donne, spesso adolescenti, vivevano in stato di semi-schiavitù senza alcuna sicurezza sociale, decimate da infezioni e da malattie veneree, con una elevata casistica di suicidi, mettono per la prima volta prepotentemente in evidenza il lato oscuro della sfavillante società viennese.

In quegli anni, su una popolazione di circa 1.700.000 abitanti, si contavano oltre 50.000 prostitute.

La Jerusalem fu la prima ed unica donna che ebbe il coraggio di presentare alla società borghese e benestante viennese, che frequentava assiduamente le “case di piacere”, quale fosse la realtà dello sfruttamento e del commercio della prostituzione agli inizi del novecento nella civilissima Vienna.

La scrittrice aveva maturato una conoscenza approfondita sulle condizioni di vita delle donne nei bordelli, avendo seguito, come rappresentante della Lega delle Donne contro la Tratta di Esseri Umani, il processo iniziato nel novembre del 1906 a carico di Regine Riehl che gestiva una “casa” con oltre venti prostitute tenute in stato di cattività, trattate come schiave e frustate a sangue per ogni minima ribellione, grazie alla tacita connivenza di funzionari corrotti della polizia.

La prostituzione, nel romanzo della Jerusalem, appare un fenomeno insito nella società borghese di cui costituisce una parte integrante pur rimanendo accuratamente nascosta nella produzione letteraria austriaca di quegli anni.

Else smaschera i vizi e la sfrenatezza della borghesia austriaca; nelle parole della Ciardi “ne viene fuori un Paese corrotto che si nasconde perfino a se stesso e perciò incapace di ascoltare i primi preoccupanti scricchiolii della propria architettura politica”.

Naturalmente il libro percuote come un colpo di maglio la Vienna edonista ed

estetizzante di inizio secolo, viene subito tacciato di immoralità e la società patriarcale viennese parla di scandalo in quanto scritto da una donna, ma la gente lo legge avidamente e diventa un bestseller; verrà tradotto in inglese solo nel 1932 diventando presto introvabile.

Sarà l’unico romanzo scritto da Else, che nel 1901 aveva sposato il commerciante ebreo Alfred Jerusalem, e si risposerà nel 1911, dopo il divorzio dal primo marito, con un affermato embriologo polacco.

Si trasferiranno in Argentina dove il marito ottiene una cattedra all’Università di Buenos Aires.

Anche questo matrimonio non dura a lungo.

Else rientra in Europa nel 1925; in occasione della traversata dell’Atlantico sulla nave “Cap Polonio”, incontra Albert Einstein con cui discute lungamente sui concetti della teoria della relatività.

Nel 1928 entra a far parte della Lega Mondiale per la Riforma Sessuale e si reca Berlino per collaborare alla riduzione cinematografica del suo romanzo che sarà presentato sugli schermi, dopo vari tagli della censura, col titolo “Die Rothausgasse” (Il vicolo della casa rossa) diretto dal regista Richard Oswald.

Scrive in seguito vari altri saggi e racconti ed un dramma dal titolo “Lapidazione a Sakya”.

Negli anni trenta il suo romanzo viene sequestrato dalla polizia nazista, tolto dalla circolazione in quanto appartenente alla letteratura “nociva ed indesiderabile”, e poi bruciato nell’ambito della distruzione dell’arte “degenerata” voluta dal ministro per la propaganda Joseph Goebbels.

Else si interessa a problemi di filosofia e psicologia, di disagio sociale della società femminile, e nel 1939 scrive per l’editore Oprecht di Zurigo il suo ultimo saggio dal titolo “La trinità degli istinti umani”.

Morirà a Buenos Aires nel 1943 completamente ignorata dal mondo letterario al punto che il suo romanzo, dopo il 1945, sarà totalmente dimenticato.

Solo in tempi recenti, a seguito di alcuni studi sulla letteratura femminile del novecento, è stato riscoperto il suo testo e nel 2016 l’editore Albert Eibl della DVB-Verlag (Das vergessene Buch) di Vienna, lo ha ripubblicato con un’ampia introduzione della germanista e psicoterapeuta Brigitte Spreitzer, cui si deve un profondo e scrupoloso lavoro di ricerca sulla vita e le opere di Else Jerusalem altrimenti sconosciute o cadute nell’oblio.

Francesco Cappellani