Certezze perdute

Allora, la famiglia era la famiglia.

Un padre, una madre, due genitori autorevoli, i figli.

Molti figli.

Forti, granitici, i rapporti con gli altri componenti la cerchia familiare.

Conseguente, un mai vacillante senso di sicurezza. 

 

Allora, la scuola era la scuola.

La strada da percorrere, guidati autorevolmente, per migliorare.

La via che si affrontava con impegno.

E si studiava, certo.

Consapevoli tutti che ne valesse la pena. 

E così era davvero.

 

Allora, soprattutto, la Chiesa era la Chiesa.

Il Papa dettava, con assoluta intransigenza senza alcuna, deplorevole, ricerca del consenso, le linee etiche parlando, se del caso, come dall’alto e da lontano e comunque rarissimamente apparendo.

I preti erano la guida.

I ragazzi frequentavano gli oratori, partecipavano alle gite, affollavano i cinema parrocchiali nei fine settimana.

Il Catechismo era una cosa seria, altroché.

La Messa un graditissimo obbligo.

La Confessione vissuta intensamente.

La Comunione preceduta da un rispettato digiuno.

I venerdì obbligatoriamente di magro.

E, per carità, nessunissimo dubbio.

 

Allora, smessi i panni da lavoro, uomini e ragazzi indossavano camicia, calzoni e giacca.

Donne e fanciulle gonna, camicia e golfino.

Composti, riservati, tutti.

Educati, in specie, in particolare, gli appartenenti alle mirabili classi contadine e operaie.

 

Allora, nessuno metteva in dubbio che compito dell’uomo bianco fosse quello di governare il mondo.

 

Allora, chi mai avrebbe anche solo pensato a limiti qualsiasi nei più diversi campi?

In economia, nella disponibilità delle materie prime, nell’acqua?

 

E l’inquinamento antropico?

Mai sentita allora questa espressione.

 

All’epoca, la politica era una cosa seria.

I politici erano persone serie.

 

Allora, il calcio era giocato la domenica pomeriggio allo stadio e le partite cominciavano tutte alla stessa ora.

 

Allora le minacce esterne erano inesistenti.

 

Allora avevamo certezze!

Mauro della Porta Raffo