Alle origini del colonialismo tedesco

Breve la storia dell’impero coloniale tedesco.
Sorto ufficialmente nel 1884, venne a cessare nel 1919 con il Trattato di Versailles.

Fecero parte dell’effimero e tardivo impero – la ‘Corsa all’Africa’ si andava esaurendo proprio negli anni nei quali il neonato Stato unitario germanico decideva di parteciparvi – in particolare l’odierna

Namibia (Africa Tedesca del Sud-Ovest, allora), il Tanganika (Africa Orientale Tedesca), il Camerun (Deutsche Kolonie Kamerun), il Ruanda e il Burundi (Deutsch-Ostafrika).

Secoli prima, peraltro, una ricca famiglia di Augusta – all’epoca ‘città libera’ -, i Welser, aveva avuto modo di colonizzare una ben diversa parte del mondo, il Venezuela.
Fatto è che nel 1519, Carlo V, candidato alla corona del Sacro Romano Impero, al fine di convincere i sette Elettori che avevano voce in capitolo ad eleggerlo, chiese ed ottenne appunto dai Welser (nonché dai Fugger) il necessario finanziamento essendo la nomina praticamente in offerta al miglior prezzo.
Non potendo negli anni seguenti l’Imperatore restituire le grosse somme ricevute, in cambio, nel 1528, assegnò ai Welser territori nel Nuovo Mondo, precisamente, come accennato, in Venezuela.
Ciò anche in ragione del fatto che già da qualche anno Bartholomeus Welser operava commercialmente con l’America spagnola nella tratta degli schiavi ed aveva ottenuto l’autorizzazione allo sfruttamento delle miniere di rame di Haiti.
(Fra l’altro, una delle prime testimonianze dirette non ufficiali sul Nuovo Mondo consistette proprio nelle narrazioni che delle loro esperienze avevano fatto al ritorno in Europa i minatori sopravvissuti). Quella che impropriamente qui definiamo la prima colonizzazione tedesca ebbe presto termine perché già nel 1556 la Spagna ritirava la Concessione venezolana data ai Welser.
Mauro della Porta Raffo