Rifkin – Bauman : versus / recto: due facce della stessa medaglia

Ho davvero provato dolore quando ho letto della morte di Bauman. Io non l’ho mai conosciuto: confesso anche che ho letto poco delle sue opere. Ma quel poco mi è bastato per capire il suo pensiero e per capire anche quanto gigante fosse quest’uomo. Era uno di quegli uomini che avevano messo ‘l’uomo’ al centro dell’Universo.

Ma se penso a Bauman il pensiero mi corre subito a Rifkin: che forse ho letto un pochino di più.

Ricordo che un giorno, in un incontro all’Isola Viscontea in quel di Lecco, si parlò di ‘glocalizzazione’: termine scaturito quasi dal nulla, ma che per me ebbe una portata enorme. L’incontro era ad un livello piuttosto alto: fra gli altri c’era Piero Bassetti, che ritengo un mio maestro, per quel poco di pensiero che riesco ad esprimere.

Piero Bassetti è una persona eccezionale: il suo pensiero è sempre innovativo, anche se, per il mio carattere, vola spesso a trecento chilometri di altezza: la mia natura mi porta a cercare qualcosa di più terreno, di più costruttivo.

Fu lì che colsi il significato di ‘glocal’: che cerco di esprimere come lo interpreto io, anche se rischio di dire fesserie.

Bauman parte dalla ‘globalizzazione’: bella o brutta, stimolante oppure odiosa, questo fenomeno post bellico ha improntato l’esistenza del mondo intero determinando una ‘organizzazione sociale’ oggi molto diffusa.

Dopo i primi entusiasmi, le crepe si sono fatte più e più diffuse e visibili: prima fra tutte una crescita mostruosa delle sperequazioni sociali ovunque sul pianeta. Grandi concentrazioni di ricchezze a larga diffusione di zone di povertà. Dice Bauman  attenzione non è vero che la globalizzazione sia sempre e comunque un male: è però vero che certi aggregati umani non riescono e non possono goderne i benefici: e questo non è accettabile. Occorre pensare ad una ‘manutenzione’ dell’impianto globalizzato e trovare soluzioni più ‘locali’ che soddisfino le umane e giuste esigenze di ‘pezzi ‘ della popolazione del pianeta.

Un tempo l’intero pianeta viveva ‘su base locale’, ristretta: occorre integrare la ‘globalizzazione’ con la ‘rilocalizzazione parziale’ delle organizzazioni umane. ‘global/local’ = ‘glocal’.

Io ricordo che nella mia gioventù la piccola economia locale la faceva da padrona: c’erano i commessi viaggiatori con vetuste ‘topolino’ che giravano i Paesi e rifornivano i vari negozi: nel paesello in cui eravamo sfollati da Milano (circa 200 anime) c’erano undici esercizi commerciali: minuscoli, oggi certamente ridicoli, ma che davano alimento e vita a undici famiglie: oggi sono diventati due: un ristorante e un bar: il pane bisogna andarlo a comperare a un chilometro di distanza…

Ma torniamo all’ Isola Viscontea: ebbi la sensazione che la parola ‘glocal’ avesse generato una sorta di felicità intellettuale: una possibilità di svettare alto, di volare nell’azzurro: ma non ci fu mezza parola che cercasse di spiegare un pochino più concretamente che cosa Bauman intendesse.

Imparerò in seguito che ‘glocal’ è un concetto di grande serietà e concretezza e  di grande aiuto per tutti.

Ma veniamo a Rifkin.

Jeremy Rifkin ha l’intuizione della Terza Rivoluzione Industriale (TRI). Geniale.

In sintesi: i grandi cambiamenti economici (Rivoluzioni industriali) avvengono quando contemporaneamente (in senso e prospettiva storica) si verificano grandi innovazioni nella ‘comunicazione’ e nella ‘produzione di energia’.

Prima Riv.Ind.: con l’invenzione della stampa e con l’invenzione del motore a vapore; Seconda Riv.Ind.: con l’invenzione del telefono e della radio e con l’invenzione del motore a scoppio azionato con energia di origine fossile (carbone/petrolio).

Ora siamo alla Terza Riv.Ind: e anche se pochi se ne rendono conto, ci siamo già dentro fino al collo: sotto il profilo della comunicazione siamo già in pienissima innovazione con Internet; sotto il profilo delle produzioni di energia siamo già avanti sia con le energie rinnovabili che con le tecnologie che utilizzano acqua come combustibile.

Mercedes e Toyota hanno già preannunciato la produzione di automobili a fuel-cell alimentate ad acqua con motori esclusivamente elettrici.

Ma la cosa più importante è che la Germania, utilizzando grandi finanziamenti UE, è partita da qualche anno con esperimenti su sei ‘Länder’ della federazione: l’idrogeno è candidato a rivoluzionare non solo la produzione energetica ma anche il ’sistema’ che genera l’energia: per cui le grandi concentrazioni di potere energetico (petrolieri, centrali elettriche, ecc.ecc.) sono destinati a perdere grandissima parte del loro potere, perché l’origine dell’energia elettrica utilizzata nelle case sarà —nelle case stesse. Così come l’origine dell’informazione sarà prevalentemente a partire dagli individui via internet…

Si tratta di un ‘testa-coda’ colossale: ed è qui che il pensatore-tecnico Rifkin si incontra con il pensatore sociologo Bauman: sono le due facce di una stessa medaglia: anche la rivoluzione n°3 T.R.I. Rifkin è ‘glocal’, ma la riflessione Bauman è pronta a generare nuovi strumenti di gestione che adattino le novità per la miglior possibile felicità della gente.

Purtroppo noto che anche persone di rilevante spessore intellettuale faticano ad associare le due facce della stessa medaglia: ma bisogna partire con riflessioni meno eteree e più concrete: il futuro già bussa alle nostre porte.

Giuseppe Brianza