Segnali di fumo – Arabeschi

C’ era una volta un giorno

d’un mese non so quale,

d’un anno che quell’anno

era sul calendario;

 

e sarà stata l’ alba,

o forse era già sera,

e il crepuscolo dava

spago alle sue chimere

 

che sostavano intente

come certi aquiloni

pronti a prendere il vento

su un ultimo strattone,

 

quando a un tratto, da nord,

un fremito leggero

nell’aria e nel pensiero

intenti l’ annunciò:

 

poi fu tutt’ uno averlo

visto appena arrivare

e vederlo già fermo

su uno dei binari,

 

immobile, sul fondo,

lungo un limite incerto

su cui, non lo so come

ma riuscivo a tenere

 

ancora gli occhi aperti.

Molti, se se ne avvidero,

restarono a sedere

senza batter ciglio,

senza fare una piega,

 

né su dagli sportelli

sentirono esalare

i magici arabeschi

dei suoi castelli in aria:

 

che in alto, poi, ancorandosi

su un minimo di peso,

sembravano sostare

come in paziente attesa

 

dei più ritardatari.

Ma ci fu chi, colpito

da tanta cortesia,

tentennò, tuttavia

non declinò l’ invito;

 

solo, ristette un po’

lungo quei tre gradini

d’ accesso, ma alla fine

gli amici salutò.

 

Che, mesti, ricambiarono

l’ identico saluto

risventolando muti

i fazzoletti in aria.

C’ era una volta. E pare

che ancora gli anni e i giorni

ritrovino un riscontro

su ogni calendario,

 

visto che ancora ruota

la terra intorno al sole

( probabilmente a vuoto,

ma comunque, si muove!),

 

e visto che in quel gorgo

c’è ancora chi, stupito,

nuota, e come ancorandosi

alla boa della vita,

 

issa le sue bandiere

formicolanti date

fissate in campo nero

sulla più alta vela

 

d’ una nave pirata.

E chi per terra andava,

nel chiuso d’ un vagone

s’ accomodò in poltrona

e qui si addormentò.

 

Mute stelle sognarono

di lui, e a sonno pieno

lui si librò sereno

nel cielo e le contò;

 

e nel sole radioso,

da orizzonti vicini

colse dai finestrini

i petali di rose

 

 

che soltanto per lui

sembravano fiorire.

Ma poi ci fu un aprile

che non gli riportò

 

più neanche il profumo,

neanche l’ idea d’ un fiore.

E lui fu solo uno

dei tanti viaggiatori.

 

Che fra una sigaretta

E l’ altra, buono buono,

attende la stazione

a cui non è diretto.

 

Clara Monterossi