La storia del Jazz – FreeJazz e avanguardia (1960-1970)

E’ periodo di consapevolezza sociale ed epoca delle lotte della popolazione afroamericana per la conquista della parità dei diritti civili negli Stati Uniti. Molti musicisti tra cui Max Roach, Sonny Rollins e Charles Mingus (1922-1979),quest’ultimo abilissimo contrabbassista, pianista e bandleader nato a Nogales in Arizona il 22 Aprile 1922 e deceduto a Cueranava in Messico il 5 Gennaio 1979, si spingono oltre e vi partecipano attivamente. Sonny Rollins (sax tenore) incide l’album Freedom Suite ( suite della libertà)  che per la verità esce nel 1958 ad opera della Riverside records  con Max Roach alla batteria e Oscar Pettiford al contrabbasso. Il brano Freedom Suite che dà il titolo all’ellepì stesso dura oltre 19 minuti. L’improvvisazione è ancora parte integrante del jazz ed ancora una volta protagonista è Miles Davis con il suo secondo Quintet (1964-1968) con superbi musicisti come Wayne Shorter al sassofono, Herbie Hancock al pianoforte, Ron Carter al contrabbasso e Tony Williams alla batteria.

John Coltrane è tra i più grandi sassofonisti nella storia del jazz, uno dei capisaldi del genere degli anni ’60, chiudendo il periodo del bop e aprendo quello del free-jazz.

Il leggendario sassofonista nato a Hamlet nel Nord Carolina il 23 Settembre del 1926  e morto  ad Huntington nello stato di New York il 17 Luglio 1967 a soli 40 anni ebbe nel 1961 un impatto fenomenale con il suo album My Favourite things e fece scalpore con il brano che dà il titolo al disco stesso in una  sorta di visione cosmica con il sassofono soprano del leader che pareva intonare un inquietante invito alla preghiera sugli accordi ipnotici del pianista Mc Coy Turner, del bassista Steve Davis e con le percussioni ribollenti e incessanti di Elvin Jones. John Coltrane riaprì la strada alla pura emozione e in My favourite things che risultava una alternativa all’improvvisazione convenzionale, c’è una versione potente al sax tenore di un classico come Summertime.  Il 9 Dicembre del 1964 con il suo classico quartetto guidato da John Coltrane al sax, Mc Coy Turner al piano, Jimmy Garrison al contrabbasso e Elvis Jones alla batteria entrano ai Van Gelder Studios di Englewood  Cliffs nel New Jersey, per registrare A Love Supreme,un album che sarebbe stato pubblicato dalla Impulse!records qualche tempo dopo nel Febbraio del 1965. E’ ritenuto il capolavoro di Coltrane ed uno dei dischi più importanti della storia del jazz. Nel 2003, l’album è stato inserito  al N. 47 nella lista dei 500 dischi migliori di sempre, classifica redatta dalla autorevole rivista americana Rolling Stone. A Love Supreme è strutturato come una suite, in quattro parti, in quattro movimenti, inteso come un album spirituale che rappresenta la personale visione e lotta per la purezza dell’artista. A Love  Supreme è un album di abbagliante bellezza dove lo slancio mistico di Coltrane è rafforzato da una elevazione spirituale. Un disco diventato presto un culto, dal meritato  successo commerciale, nominato per due Grammy e nel Luglio del 1965 presentato dal vivo al Festival di Antibes in Francia in una versione estesa ed infiammata. Nessuno conosceva le follie e i tempi del jazz meglio di John Coltrane.

Nel Dicembre del 1965 il sassofonista cieco Rahsaan Roland Kirk, celebre per le sue performance con due o anche tre fiati suonati contemporaneamente, pubblica il suo capolavoro Rip, Rig and Panic inciso nel 1965 ai Rudy Van Gelder’s Studio nel New Jersey con il batterista Elvin Jones e nonostante i suoi soli 36 minuti di durata è un piccolo capolavoro. Una band ultrà, post-punk britannica di Bristol ed uno dei gruppi più radicali e spettacolari del loro tempo,nel 1981 gli renderà omaggio prendendo il titolo per farne la loro sigla, i  Rip Rig and Panic, ma si scioglieranno due anni dopo, nel 1983.

Sempre nel 1965 esce l’album di Archie Shepp intitolato Fire Music. Un disco fortemente  impregnato di umori politici caratteristici del periodo storico nel quale viene registrato.  Il brano posto in apertura del disco Hambone, è decisamente significativo nell’illustrare fin dall’inizio la tensione sociale, la passione politica, insita nell’avanguardia jazz dell’epoca.  Hambone dal titolo di un cartone animato con i suoi dodici minuti di durata è un pezzo costituito da aspirazioni atonali su deflagranti assoli al sax tenore di Archie Shepp, dal sassofono alto di Marion Brown, dal trombone di Joseph Orange, dalla tromba di Ted Curson e dalla batteria di Joe Chambers. Archie Shepp era un attivista radicale, un fratello nero senza compromessi, ma anche e prima di tutto un raffinato musicista. Fire Music dopo tutto non batte la strada del fragoroso free-jazz ma si muove con personalità ed eleganza. Il brano Malcolm ,Malcolm Semper Malcolm è dedicato a Malcolm X  e all’orgoglio del popolo nero mentre Los Olvidados è un omaggio all’omonimo film di Luis Bunuel ed è un pezzo basato sulla esperienza diretta dello stesso Shepp come insegnante in una scuola per ragazzi disagiati e sulla difficile rieducazione dei ragazzi di un riformatorio. Un album con soltanto 5 brani  tra cui una romantica Prelude to kiss di Duke Ellington ed una improbabile versione assai differente dall’originale, di The girl from Ipanema di oltre 8 minuti.

Nel 1966 Cecil Taylor, il più famoso e radicale pianista free, pubblica per la Blue Note  lo storico Unit Structures in sestetto e l’anno seguente, nel 1967 Conquistador! (Blue Note) con formazione a sei. Sembra per lui l’inizio di una ricca stagione creativa ma Cecil Taylor tornerà in studio solo sei anni più tardi, nel 1973.

Sempre la Blue Note pubblica nel  1966 l’album del trentenne Don Cherry intitolato Symphony for Improvers. Don Cherry alla cornetta, si impone con un album di free-jazz che farà epoca, sono con lui giovani leoni come Gato Barbieri al sax tenore e Pharoah Sanders (sax tenore e al piccolo, una sorta di minuscolo flauto) e ancora Henry Grimes, Ed Blackwell, Karl Berger e Jean Francois Jenny-Clark.

Capitolo a sé merita Mose John Allison, nato nella fattoria di suo nonno nei bayou di Tippo nel Mississippi l’11 Novembre del 1927. Pianista, compositore e cantante di musica jazz e blues. Lui è stato influenzato dal Delta blues, dal boogie-woogie ma con la sua musica inconfondibile con tanto di commenti ironici, malinconici e pieni di sarcasmo a sua volta ha influenzato una schiera nutritissima di pop star:  Jimi Hendrix, The Rolling Stones, The Who, Van Morrison, Tom Waits, The Yardbirds, John Mayall, Georgie Fame, Elvis Costello, Leon Russell. Trasferitosi a New York nel 1956 ha lavorato con Stan Getz, Gerry Mulligan, Al Cohn, Zoot Sims, Phil Woods ed ha pubblicato più di una quarantina di album a suo nome. La sapiente varietà e l’ampiezza del suo stile riflette le sue origini, la sua musica è una chiara immagine di energia, bravura e gran classe. Il suo primo disco è del 1957, da allora Mose Allison può vantare una carriera invidiabile di oltre cinquant’anni e la riprova è l’album Way of the world pubblicato nel 2010 dalla Epitah records davvero bellissimo  e da ascoltare assolutamente.

Altri due pianisti meritano considerazione ed una doverosa citazione. Il primo è Abdullah Ibrahim, nome d’arte di Adolph Johannes Brand, nato il 9 Ottobre 1934 a Città del Capo in Sud Africa che nel 1960 con il suo spettacolare sestetto, i Jazz Epistiles, pubblicò il primo album  di jazz moderno sudafricano non realizzato cioè da bianchi, prima di emigrare temporaneamente a Zurigo in Svizzera nel 1962. Un pianista eccellente ed una figura monumentale del jazz sudafricano sia durante che dopo l’apartheid. Ha lavorato con Duke Ellington, Elvin Jones, Hugh Masekela, Don Cherry, Gato Barbieri.  Dopo essere tornato brevemente in Sud  Africa nel 1976 si stabilì a New York nello stesso anno anche se dal 1990 è ritornato a vivere in Sud Africa  e divide la sua carriera e la sua vita tra il suo luogo di nascita e la sua città adottiva di New York. Pianista che in realtà suona anche il sassofono, i flauti e il violoncello ed è conosciuto ai più con il nome di Dollar Brand ed è considerato uno degli artisti più importanti e significativi del South African jazz, del Bebop e postbop.

L’altro pianista è Ahmad Jamal, nato Frederick Russell Jones a Pittsburg il 2 Luglio 1930 che cambiò il suo nome in Ahmad Jamal dopo la sua conversione all’Islam nel 1952. Pianista che ridisegnò il format del trio e che ottenne  una notevole popolarità anche se i critici lo trattarono sempre con freddezza. Uno dei suoi grandi ammiratori era Miles Davis. Già nel 1958 ebbe un grande successo con  il disco dal vivo But not for me inciso al Pershing Lounge Hotel di Chicago. Al suo attivo una sessantina di album ed uno stile inconfondibile chiamato Modal Jazz. 

Aldo Pedron