La storia del Jazz – Hard Bop e Soul-Jazz (anni ’50 e ’60)

L’Hard Bop è letteralmente un bop duro, dalle sonorità energiche e graffianti. Affermatosi all’inizio degli anni ’50 per mezzo di una fusione tra be-bop, blues e Gospel. Negli anni ’50 paradossalmente, nonostante fosse un periodo con numerose ferite e contraddizioni socio-culturali negli Stati Uniti, il Jazz visse un’epoca straordinariamente creativa. I primi anni ’50 vedono l’affermazione del cool-jazz e del jazz californiano e subito dopo il nuovo movimento hard-bop. I profeti del bop, Charlie Parker con l’orchestra d’archi e Dizzy Gillespie con l’orchestra di jazz afro-cubano, tengono orgogliosamente il passo. Louis Armstrong e le formazioni di Eddie Condon riscuotono ancora molto successo con un jazz più tradizionale, le orchestre di Duke Ellington e Count Basie rivivono periodi illuminanti e le grandi cantanti jazz incidono i loro capolavori. Stiamo parlando di Billie Holiday, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Hard bop e funky jazz sono termini che stanno a significare lo swingare duro, ma al tempo stesso vicini alla linearità del cool-jazz. Negli anni ’50 esplode finalmente il microsolco a 33 giri e quindi di lunga durata. Tutto ciò da la possibilità ai musicisti di esprimersi più liberamente e di poter incidere e pubblicare brani assai lunghi ed assoli che valorizzano i singoli strumenti. Fu definito Hard-bop ma chiamato anche funky-jazz, East Coast jazz, Soul-Jazz o post-bop. Dopo il Bebop alla fine degli anni ’40 si parla di cool e di Third Stream. Per farla breve, abbandonati certi momenti di sperimentalismo, si cercò di riportare il jazz su canoni più convenzionali e orecchiabili. Alcuni musicisti che non accettarono il cool-jazz ripresero con vigore il bebop mutandolo in Hard Bop.

Tra i protagonisti di Hard Bop va sicuramente citato Art Blakey dotato di una selvaggia spinta percussionistica accompagnato dai suoi Jazz Messengers che avrebbe suonato in giro per il mondo per circa trent’anni ed il pianista Horace Silver (nato Horace Ward Martin Tavares Silva, originario di Norwalk,Connecticut) capace di una musica variegata con colorazioni funk. Lo stesso Miles Davis con il suo quintetto (John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers e Philly Joe Jones) incise svariati album da ritenersi sicuramente Hard Bop e con l’aggiunta di Cannonball Adderley e Bill Evans al piano, è ricordata come una delle formazioni più grandi nell’ambito jazz ed il suo Kind of Blue (1959) resta uno dei dischi fondamentali in ogni discografia jazz che si rispetti. Difficile dissociare l’hard bop dal funky. Nel 1951 Miles Davis con Sonny Rollins, da l’avvio allo spirito hard-bop, nel 1953 è la volta dei Jazz Messengers di Art Blakey e Horace Silver al pianoforte, costui scrisse pregevoli brani ispirati alla tradizione afroamericana come il famoso The Preacher. Il potente suono batteristico di Art Blakey raggiunse l’apice con una celebre composizione di un pianista di nome Bobby Timmons intitolata Moanin’. Nel 1954 ci sono in bella vista i quintetti di Horace Silver e di Clifford Brown con Max Roach. I brani incisi da Miles Davis il 29 Giugno 1954 in quintetto con Sonny Rollins, Horace Silver, Percy Heath e Kenny Clarke e più precisamente Doxy, Airegin e Oleo danno i segnali di una nuova direzione musicale post-bop che verrà successivamente chiamata Hard-Bop. Horace Silver è fondamentale nella nascita e nella crescita dell’hard bop. Nel 1954 suonò in vari dischi di Miles Davis creando una sorta di stile blues-funky-jazz e nel Novembre del 1954 e nel Febbraio del 1955 con il suo quintetto rafforzò le sue credenziali come uno degli inventori e progenitori del nuovo stile. Thelonious Monk viene riscoperto e portato al successo con John Coltrane al Five Spot di New York. Il pianista cieco di Chicago Lennie Tristano (1919-1978) che nel 1946andò a New York e nel 1951 fondò la sua New School of Music, diede il fondamento teorico al cool-jazz aprendo le porte al successivo hard-bop.

Il grande contrabbassista Charles Mingus guida i suoi Jazz Workshops. Il sax alto di Cannonball Adderley si afferma nei locali di New York ed entrerà successivamente nel sestetto di Miles Davis. George Russell, Ahmad Jamal, Bill Evans e John Coltrane iniziano ad usare il sistema modale nelle loro composizioni, allargando e rinnovando il senso dell’armonia e degli accordi. Il jazz modale per intenderci nasce con Miles Davis nel brano So What nell’album Kind of Blue del 1959 e i modi in questione non sono altro che tipi di scale che prolungano l’esecuzione di un solo accordo in un ambito improvvisativo orizzontale rispetto al senso verticale della tonalità. Alcune orchestre nonostante il periodo difficile erano rimaste ancora sulla breccia come quelle di Count Basie, Duke Ellington, Woody Herman e Stan Kenton, formazioni dalle quali uscirono parecchi musicisti solisti. Da rilevare anche il contributo alla musica hard-bop del contrabbassista Charles Mingus e dei suoi gruppi assai popolati e uno degli artisti più originali del periodo. Il pianista texano di Dallas, Cedar Walton è un altro personaggio di rilievo spesso segnalato al fianco dei musicisti di hard Bop. Lo stile hard bop dal punto di vista melodico e armonico si richiama anche al blues o al gospel. Del periodo hard-bop vanno ricordati musicisti come Percy Heath, Sam Jones, i batteristi Philly Joe Jones, Roy Haynes e Jimmy Cobb, i contrabbassisti Oscar Pettiford e Ray Brown e pianisti come Red Garland, Tommy Flanagan e molti altri ancora. Nel periodo Hard Bop, sono in auge due etichette discografiche: la Prestige e la Blue Note. Horace Silver definisce la linea guida per la composizione musicale dell’hard-bop: bellezza melodica, semplicità di significato, bellezza armonica, ritmo e influenze ambientali, ereditarie, regionali e spirituali. Tutti ingredienti necessari secondo lui per poter comporre l’hard-bop e lo scrive sulle note di copertina di un suo album Serenade to A soul Sister edito dalla Blue Note nel 1968. La voce più riconoscibile dell’hard bop è Lee Morgan, un trombettista di Philadelphia nato il 10 Luglio del 1938 che a 18 anni nel 1956 è con Dizzie Gillespie e a 20 anni nel 1958 è con i Jazz Messengers di Art Blakey. Nel Dicembre del 1963 a New York con Joe Henderson e Barry Harris registra un tema The Sidewinder che raggiungerà una cifra record di vendite nel 1965 quando l’hard-bop sembra già essere quasi in declino. Registra circa 700 brani sia come leader che come session-man. Dal punto di vista armonico Lee Morgan è un improvvisatore instancabile che strizza l’occhio al blues e al bebop ma che riesce ad esprimere con una musica focosa e aggressiva e arpeggi strabilianti. Tutto finisce però, quando Lee Morgan, il 19 Febbraio del 1972 allo Slug’s Club, nel Lower East Side di New York, a soli 33 anni viene ucciso a colpi di pistola dalla sua ex compagna. Con la sua morte, l’hard bop è al capolinea e ha vita breve.

Aldo Pedron