“Profumo di tabacco e colonia”
Salvatore Quasimodo visto da Attilio Martignoni

Era il 1967 ed io allievo diciassettenne al Conservatorio G.Verdi di Milano, frequentavo i corsi di pianoforte, armonia e storia della musica con i docenti più gettonati di quel periodo.

Il clima era fantastico!

Pochi studenti, di altissima qualità e insegnanti ‘grandissimi’!

Fra questi, uno più di tutti ha lasciato nella mia memoria e nel mio cuore un segno indelebile.

Scrivo di Lui oggi con quel rispetto e quella stima che solo i grandissimi artisti meritano.

Nominato nel 1941 docente di Letteratura Italiana al G.Verdi, e qui rimasto fino al 1968, ha regalato a tutti coloro che hanno avuto l’onore di frequentare le sue lezioni, momenti di altissimo interesse culturale e umano.

Il ‘Pricipe’, così io lo chiamavo, portava abiti elegantissimi ed emanava un fascino antico!

Un uomo di grande classe.

I suoi occhi, i suoi baffetti , quel suo profumo d’acqua di colonia misto a tabacco non li scorderò mai.

La voce e la parola erano lenti e cadenzati, quasi a sottolineare quella ‘nobiltà’ che è tipica di molti siciliani.

Le mani,segnate da dita colorate di nicotina (grande fumatore il Maestro), si muovevano lentamente quasi a disegnare ciò che spiegava.
Già, perchè come nelle le sue poesie, disegnare la parola era la sua bellezza.

“Tindari, mite  ti so

Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore”.
Questo era e sarà sempre per me il grandissimo Salvatore Quasimodo!

Attilio Martignoni