Breve profilo storico della Massoneria svizzera

Paul Naudon, nelle pagine dedicate alla storia della Libera Muratorìa svizzera, contenute nel volume Histoire générale de la Franc-Maçonnerie, sottolinea come in un Paese costituito da una Confederazione di ventisei cantoni – ciascuno dei quali con la propria costituzione, il proprio governo, ma anche con leggi, parlamenti e tribunali particolari –, nel quale si parlano quattro idiomi ufficiali, lo sviluppo della Massoneria non possa presentarsi in maniera uniforme.

Più precisamente, è opportuno rammentare che quando si analizza un fenomeno storico – anche quando lo scopo è tracciarne una sintesi omogenea –, ogni fonte esaminata presenta infinite peculiarità.

Nel caso della storia dell’Istituzione massonica svizzera, ogni documento risente della storia dei numerosi territori che compongono la Confederazione, nonché delle tradizioni presenti in ogni singolo cantone.

Pertanto, lo sviluppo della Libera Muratorìa elvetica, in quanto processo storico non lineare e prevedibile, potrà presentare contrapposizioni, involuzioni o regressioni, che questo breve contributo tenterà di mettere in luce.

La storia della Massoneria svizzera ha inizio nel 1736 quando a Ginevra, un cittadino di origine scozzese, George Hamilton, fondò insieme ad alcuni suoi compatrioti una loggia massonica denominata ‘Société des Maçons libres du Parfait Contentement’.

In virtù dei rapporti tra Hamilton e il Gran Maestro della Gran Loggia di Londra (Edward Bligh, II conte di Darnley), la ‘Societé des Maçon’ – alla quale si affiliarono anche alcuni ginevrini – ricevette dalle autorità massoniche d’Oltremanica, dopo un solo anno dalla sua fondazione, una patente di costituzione, mentre lo stesso Hamilton veniva nominato Gran Maestro Provinciale, funzione che lo autorizzava a fondare ulteriori logge nella città di Ginevra.

Tuttavia, pochi mesi dopo la fondazione della loggia, il Consiglio dei Duecento, uno degli organi governativi della città svizzera, proibì a Hamilton di iniziare alla Libera Muratorìa i cittadini di Ginevra, autorizzandolo ad ammettere solo stranieri.

In un estratto dei registri del Venerabile Concistoro di Ginevra dell’aprile 1736, si legge, in proposito: “[…] de recevoir à l’avenir dans cette société, aucune personne de cette ville, soit citoyens, burgois, natifs ou habitants, de même que les étrangers mineurs, à moin qu’ils n’aient le consentement de leur gouvernment”.

Pur rispettoso di tale inibizione, Hamilton non ebbe però modo di arginare la nascita di nuove logge, alle quali aderirono anche cittadini di Ginevra.

Sicché, nel settembre 1744, il Piccolo Consiglio – l’altro organo governativo della città – a fronte di tale contingenza, emanò un decreto nel quale proibiva a tutti i ginevrini di riunirsi in società segrete.

L’esperienza massonica ginevrina non sarebbe rimasta un caso isolato nel territorio svizzero della prima metà del ‘700.

A Losanna, nel febbraio del 1740, venne infatti fondata, da alcuni inglesi residenti nella città, una loggia (‘La Parfait Union des Étrangers’ numero 187) sotto gli auspici della Gran Loggia di Londra.

E però, il sentimento antimassonico che aveva caratterizzato e guidato le azioni delle autorità di Ginevra nei confronti della loggia fondata da Hamilton e della Libera Muratorìa in generale, ebbe un’analoga espressione anche a Losanna.

Il governo di Berna, da cui il Vaud dipendeva in forma di regione sottomessa e non ancora di cantone, emise nel 1745 un bando pubblico che proibiva la Massoneria nel proprio territorio.

Ciò ridusse tutte le logge che si erano costituite nei mesi immediatamente successivi alla nascita de ‘La Parfait Union’ e che si erano riunite in un Directoire Helvétique Romand, alla semiclandestinità fino al 1764; a tale condizione furono costrette anche le due logge costituitesi a Berna, una nel 1741 e un’altra nel 1744.

In sintesi, agli occhi delle autorità bernesi le logge rappresentavano possibili focolai di opposizione e cospirazione, per questo motivo le pene annunciate dal bando erano da considerare come preventive contro le eventuali attività latomistiche.

Nel contempo, numerosi bernesi e vodesi, che militavano come mercenari nell’armata francese, si fecero iniziare alla Massoneria e, una volta rientrati in patria, si misero in relazione sia con i liberi muratori di Ginevra, sia con coloro che praticavano l’Arte Muratoria nella parte del Paese soggetta all’influenza prussiana.

Histoire générale de la Franc-Maçonnerie
Histoire générale de la Franc-Maçonnerie

Ben diversa era, infatti, la condizione dell’Arte Reale nella parte tedesca della Svizzera.

A Zurigo, nel 1740, furono innalzate le colonne della loggia ‘La Concorde’; a Neuchâtel, che apparteneva dal 1707 alla Prussia, venne fondata nel 1743 la loggia ‘Aux Trois Étoiles Flamboiantes’; infine, a Basilea esisteva nel 1744 una loggia – di cui si è perso il nome – che venne demolita nel 1760.

Otto anni più tardi, nella stessa città, venne fondata la loggia ‘Libertas’ (‘Zur Freiheit’) e, nel 1778, la loggia ‘La Parfaite Amitié’ (‘Die Vollkommene Freundschaft’) che inglobò la prima nel 1779.

Contrariamente a quanto avvenne a Ginevra e Losanna, a Zurigo la Massoneria non era mai stata interdetta: se la prima loggia – come visto – era sorta nel 1740, una seconda innalzò le proprie colonne nel ventennio successivo.

Cittadini svizzeri iniziati in logge militari all’estero, dove avevano prestato servizio al soldo di potenze straniere, una volta rientrati in patria, diedero vita a nuove realtà massoniche.

È il caso di alcuni ufficiali di un reggimento che prestava servizio militare per il re di Francia: costoro avevano fondato a Thionville, nel 1762, una loggia militare denominata ‘Liberté Suisse’.

Rientrati a Zurigo dopo aver assolti i loro obblighi, fondarono insieme a liberi muratori stranieri la loggia ‘La Discrétion’, nel 1771.

Ora, se i fratelli della loggia ‘La Concorde’, in stretto contatto con la loggia ‘Union’ di Francoforte sul Meno, avevano ottenuto da quest’ultima una patente di costituzione, i fondatori de ‘La Discrétion’ si adoperarono sin da subito (1769) per ottenere un crisma di regolarità dall’officina prussiana.

E però, di fronte all’indugiare di Francoforte, gli affiliati de ‘La Discrétion’ guardarono alla Gran Loggia di Ginevra – su cui si ritornerà – che, nel 1771, conferì loro una patente di costituzione, documento ratificante la nascita dell’officina zurighese.

Sulla base di questo legame e dal momento che ne ‘La Discrétion’ lavoravano anche fratelli iniziati in Francia e a Ginevra, gli appartenenti a questa loggia operavano in lingua francese, utilizzando peraltro un rituale del medesimo idioma.

L’impostazione dei lavori di questa officina mutò nel 1772: per influsso del nuovo maestro in cattedra (maestro venerabile) della loggia, lo svizzero Diethelm Lavater, venne infatti adottato un nuovo rituale e assunta come lingua ufficiale il tedesco.

Ciò comportò in primis il mutamento del nome dell’officina in ‘Zur Bescheidenheit’ (‘Modestia’ in latino); secondariamente, pur non rinunciando alla patente costituzionale ricevuta da Ginevra, la ‘nuova’ loggia aderì al sistema della ‘Stretta Osservanza’, che dal 1756 al 1773 aveva acquisito una posizione dominante nella Libera Muratorìa tedesca e francese e che rimpiazzava la Massoneria primitiva inglese costituita dai soli primi tre gradi.

Non è questa la sede per soffermarsi su tale sistema che veniva fatto risalire all’Ordine militare cavalleresco dei Templari; ciò che è opportuno sottolineare è che a questa nuova tensione latomistica aderì anche la loggia di Basilea ‘Libertas’ (fondata nel 1768 dallo svizzero Andreas Buxfort, vicino a Lavater) che, insieme all’officina zurighese – che per sancire la comunione di intenti con la nuova realtà basilese, aveva modificato il proprio nome in ‘Modestia cum Libertate’ -, diede vita nel 1772 al Prieuré Helvétique Alémanique, presieduto dal Lavater.

Di altrettanta importanza, in parallelo allo sviluppo della Massoneria nella parte tedesca della Svizzera, dove – con l’eccezione di Berna – le autorità guardavano all’Ordine con una certa indulgenza, furono gli avvenimenti che portarono la Libera Muratorìa ginevrina da una conformazione disorganica a una struttura uniforme.

A Ginevra, infatti, nel 1769, si verificò un primo tentativo di creazione di una struttura massonica autonoma rispetto alla Gran Loggia di Londra (che dal 1751 era la parte dei ‘Moderni’, in attesa della riunificazione con gli ‘Antichi’ del 1813 nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra).

Di ritorno dall’Oltremanica, il massone svizzero Alexandre Girard propose infatti alle logge ginevrine sopravvissute alle interdizioni delle autorità cittadine, di distaccarsi dall’Inghilterra e di costituire una comunione massonica indipendente.

Tale progetto venne adottato unitamente dalle officine e, nel giugno del 1769, venne costituita la Gran Loggia di Ginevra (Grande Loge de Genève), il cui obiettivo era quello di regolamentare tutte le logge e tutti gli appartenenti all’Istituzione, non soltanto nella città, ma anche nel territorio circostante: in questo modo, per rivendicare la qualità di massone regolare era necessario dimostrare l’appartenenza a una delle logge che aderivano a tale Comunione.

Gli eventi che contraddistinsero la vita politica della città ebbero, nondimeno, una ripercussione anche sull’esistenza della Gran Loggia: la sua attività subì, infatti, un’interruzione dal 1782 al 1786, in seguito allo stabilirsi di un regime militare nella città di Ginevra. Le insurrezioni degli elementi popolari della città, che culminarono in una rivoluzione nel 1782, portarono al trionfo del partito popolare cittadino; ciò nonostante, la reazione della aristocrazia, che aveva ottenuto il supporto della Francia, del re di Sardegna e di Berna, costrinse alla capitolazione il gruppo popolare, riuscendo così a ripristinare pienamente il suo dominio.

In questo contesto, durante il quale l’attività della Gran Loggia di Ginevra era sospesa, alcuni liberi muratori cercarono di riportare in auge la Massoneria della città e del territorio: i fratelli delle cinque storiche officine ginevrine, con il supporto di tre nuove logge, costituirono, in clandestinità, il Grande Oriente Nazionale di Ginevra nel 1786, la cui fondazione venne ratificata nel 1789.

La vita di questa nuova realtà, che in un certo senso subentrava all’“inoperosa” Gran Loggia di Ginevra, fu caratterizzata però da alcune difficoltà.

In primo luogo, l’assenza del riconoscimento inglese che avrebbe consentito di lavorare in maniera ufficiale: i fondatori del Gran Oriente sollecitarono, infatti, le autorità massoniche di Londra affinché queste rilasciassero una patente di costituzione; la richiesta tuttavia venne respinta nel 1786, sicché questa nuova Obbedienza dovette continuare a lavorare ufficiosamente per gli anni che seguirono.

Dipoi, nonostante nel 1791 fosse giunto comunque il riconoscimento del Grande Oriente di Francia, questa Obbedienza, che ormai comprendeva duecento membri ripartiti in sedici logge sia nella città ginevrina sia nel territorio circostante, interruppe ogni sua attività per il trionfo, anche nel territorio elvetico, degli elementi rivoluzionari più accesi che sarebbero perdurati fino al 1798, quando Ginevra venne annessa alla Francia del Direttorio.

Cessazione che, del resto, avrebbe coinvolto tutta la Svizzera giacché anche nella parte tedesca le officine furono praticamente chiuse nel periodo tra il 1793 e il 1803, risorgendo solo dopo l’Atto di Mediazione.

Due anni prima, però, le varie logge massoniche della città e del territorio ginevrino si erano definitivamente unite nella Gran Loggia Provinciale di Ginevra (Grande Loge Provinciale de Genève) che avrebbe lavorato ininterrottamente fino al 1810.

Nella Repubblica Elvetica, la Libera Muratorìa poté quindi svolgere le proprie attività, nonché stabilizzarsi con minori difficoltà rispetto ai periodi antecedenti: anche nell’osteggiante Berna, venne fondata nel 1803 la loggia ‘L’Espérance’ (La Speranza), sotto l’egida del Grande Oriente di Francia.

L’emancipazione del Vaud, la sua aggregazione alla Repubblica Elvetica e la sua conferma quale Cantone svizzero con l’Atto di Mediazione ma, soprattutto, l’instaurazione della libertà di associazione, garantivano alla Massoneria vodese una possibilità di libera esistenza; così, si ricostituirono alcune logge, ancorché poco legate tra loro.

Nel 1810, alcuni liberi muratori di Losanna decisero di convocare i massoni vodesi per discutere e decidere la costituzione di un organismo che esercitasse la sua autorità sulle logge del Vaud, riprendendo le funzioni del Direttorio Elvetico Romando, la cui esperienza si era conclusa nel 1793.

Nell’ottobre di quell’anno, venne fondato il Grande Oriente Elvetico Romando, sotto la cui supervisione i lavori ripresero con forza e vigore, mentre le logge vissero un periodo di prosperità.

Nell’ottobre del 1813, però, la coalizione europea sconfisse Napoleone a Lipsia e subito il cantone di Berna (dicembre 1813) ripudiò l’Atto di Mediazione, instaurando gli antichi privilegi e lanciando un appello al Vaud, affinché ritornasse sotto il suo controllo.

Di fronte al pericolo del ritorno bernese, le logge vodesi sospesero nuovamente i loro lavori.

Con l’inizio della Restaurazione, anche in Svizzera parte di ciò che proveniva dalla Francia napoleonica veniva considerato con diffidenza: a questo clima non potevano sfuggire le logge massoniche nate sotto l’egida del Grande Oriente di Francia.

Alcuni fratelli della loggia bernese ‘L’Espérance’ abbandonarono senza indugio la Massoneria; del resto, proprio questa officina aveva acquisito il crisma di regolarità massonica grazie alla patente concessale dall’Istituzione francese, sicché per continuare a esistere era necessario staccarsi dalla Libera Muratorìa transalpina.

Poiché non era immaginabile l’esistenza della ‘Zur Hoffnung’ – questo il nome assunto da ‘L’Espérance’ dopo il distacco dal Grande Oriente di Francia – senza la paternità di una Gran Loggia Nazionale di lingua tedesca, si volle aggirare l’ostacolo ricorrendo alla collaborazione con la Massoneria inglese: se fosse stata riconosciuta come Gran Loggia Provinciale in Svizzera, la ‘Zur Hoffnung’ avrebbe avuto diritto di fondare e regolarizzare logge e, quindi, avrebbe potuto contribuire alla costituzione di un’Obbedienza elvetica indipendente.

Nel giugno 1819, l’officina divenne così Gran Loggia inglese Provinciale in Svizzera e riconosceva solamente le logge che lavoravano nei primi tre gradi.

La creazione di quest’Obbedienza indusse gli appartenenti al Grande Oriente Elvetico Romando, ormai pressoché dissolto, a unirsi alla Gran Loggia Provinciale Svizzera: atto che venne ratificato il 18 maggio del 1822, giorno in cui il primo si sciolse ufficialmente.

Parimenti, anche i vertici della Gran Loggia Provinciale diedero la loro approvazione al patto d’unione e decisero l’immediata dissoluzione: era nata la Gran Loggia Nazionale Svizzera, che venne consacrata solennemente il 24 giugno 1822, con la nomina di Gran Maestro a vita il fratello Peter L. de Tavel.

Uno dei primi obiettivi della nuova Comunione fu quello di esaminare e approvare gli statuti generali elaborati nei mesi precedenti alla sua fondazione: si trattava di regole improntate alla più ampia libertà delle logge, che erano sovrane nelle loro leggi e nell’amministrazione interna.

A queste spettava altresì la scelta del rito secondo cui lavorare, a condizione che esso fosse riconosciuto dalle altre Obbedienze operanti in Svizzera; solo la Gran Loggia Nazionale e le nuove officine avrebbero dovuto conformarsi all’antico rituale inglese.

I cosiddetti alti gradi non erano riconosciuti, nel senso che non era più consentita la loro interferenza nell’Ordine: questo perché i riti fondavano logge azzurre e vi esercitavano la propria influenza, accorpando i gradi filosofici ai tre gradi simbolici (Apprendista, Compagno d’Arte, Maestro).

Verosimilmente, l’assunzione del nome di Gran Loggia Nazionale Svizzera da parte del nuovo organismo massonico era l’espressione di una speranza anziché la definizione di una realtà.

Si trattava, in un certo senso, della designazione di un obiettivo da raggiungere e coloro che l’avessero condiviso avrebbero potuto contribuire alla sua realizzazione aderendo alla nuova Obbedienza. Al termine del 1823, altre dieci logge si unirono alla Gran Loggia Nazionale Svizzera.

Così, nel territorio elvetico rimanevano due sole realtà massoniche: la Gran Loggia Nazionale e il Gran Priorato Indipendente di Elvezia.

Quest’ultimo, sorto nel 1779, era la sola autorità del Regime Scozzese Rettificato, quel sistema di alti gradi nato in Francia nel 1778, che discendeva dall’Ordine della Stretta Osservanza e che fu il primo ordine cavalleresco a operare in Svizzera.

Tale struttura, insieme al Rito Scozzese Antico ed Accettato, si era arrogato il diritto di fondare logge azzurre e di esercitarvi la propria influenza – prerogative alle quali entrambi i riti avrebbero rinunciato con la nascita dell’Alpina, sottoscrivendo peraltro trattati in cui si stabilivano le competenze dei vari organismi –.

Dopo la morte di Tavel, avvenuta nel 1830, venne eletto alla carica di Gran Maestro, Jean Emmanuel Roschi: questi manifestò immediatamente il desiderio di riprendere le negoziazioni con la Prefettura di Zurigo – una delle ‘suddivisioni’ del Gran Priorato Indipendente di Elvezia, dette anche Direttori scozzesi –, per una eventuale unione di tutte le realtà massoniche nel territorio svizzero; nondimeno, i contatti si interruppero nel 1831.

Fu nel pieno della Rigenerazione – termine con il quale si designa il periodo che va dalla fine della Restaurazione (1830-31) alla nascita dello Stato federale nel 1848 –, quando alcuni importanti cantoni approvarono nuove costituzioni liberali e democratiche, ove venivano riaffermati diritti fondamentali, quali la sovranità popolare e le elezioni dirette, che diversi membri di alcune officine svizzere sentirono ancor più urgente la necessità di fondersi in un’unica obbedienza.

Nel 1838, a Berna, si riunirono così i delegati delle logge di Zurigo, Basilea, Aarau, Winterthur, Losanna, Ginevra, Le Locle e – naturalmente – Berna per festeggiare il solstizio d’estate, mentre il giorno successivo venne dato inizio a un dibattito che aveva tra i temi principali anche quello di una possibile unificazione di tutte le logge svizzere.

Su proposta di Zurigo venne deciso che ogni officina avrebbe portato a Berna un resoconto sulla propria storia, affidando la redazione di un riassunto generale al fratello Eduard Bobrik, già autore di una storia della Massoneria.

Si trattava di un atto indispensabile perché non era concepibile giungere a una unione senza conoscere le attività e le condizioni di ogni loggia.

Dipoi, venne proposto di eleggere un comitato centrale che si occupasse di redigere un rapporto che riassumesse le comunicazioni delle diverse officine e che affrontasse il problema dell’istituzione di un rito unico per tutte le logge.

Non era pensabile che si potessero ottenere risultati immediati e, difatti, ciò non avvenne: gli zurighesi furono contrari a tale proposta.

Ma, nella contingenza, si fornirono a chi stava fortemente pensando all’unione, gli strumenti per ottenerla.

I fratelli di Basilea – nella figura di Carl Justav Jung, maestro in cattedra della loggia ‘Freundschaft und Beständigkeit’, nonché nonno paterno del celebre psicanalista – invitarono le logge rappresentate a un nuovo incontro che si sarebbe tenuto nella stessa Basilea nel 1840, per la ricorrenza del solstizio d’estate.

In tale occasione, i basilesi si dichiararono disposti ad abbandonare il Regime Scozzese Rettificato per la realizzazione di un legame ancor più stretto tra le varie logge svizzere e invitarono la Gran Loggia Nazionale Svizzera e la Prefettura di Zurigo a trovare una intesa amichevole.

Peraltro, l’ordine del giorno proposto da Jung concerneva principalmente l’invito delle officine svizzere a comunicarsi ogni anno le liste dei loro membri, nonché le modifiche avvenute tra gli ufficiali di loggia, e l’opportunità di designare più Orienti nei quali, ogni due anni, a turno, le logge si sarebbero riunite.

Infine, la loggia di Basilea propose la nomina di una commissione i cui membri erano incaricati di avanzare proposte in vista dell’unione delle logge svizzere e della semplificazione dei rituali; proposta che venne accolta pur con qualche modifica.

Due anni più tardi, l’assemblea a Le Locle vedeva la presenza di undici logge, i cui rappresentanti ascoltarono il fratello Jung sull’attività della commissione istituita nel 1840 a Basilea e che concludeva un progetto di patto nazionale già approvato dalla ‘Freundschaft und Beständigkeit’.

Durante l’incontro tuttavia, il rappresentante della loggia di Winterthur contrappose una proposta elaborata dai fratelli Heinrich Gysi (maestro in cattedra della ‘Modestia cum Libertate’) e Johan Jacob Hottinger (oratore della stessa) che accolse il favore di più delegati.

In buona sostanza, venne proposto un compromesso che considerasse in modo equo i due programmi: una commissione elaborò nell’immediato un testo che venne approvato all’unanimità.

Dopo anni di sforzi si era ormai vicini all’unione.

All’assemblea ospitata dalle logge di Zurigo e Winterthur del 1844, il progetto di unione subì alcune modifiche che risultarono però fondamentali per indurre i rappresentanti delle quattordici logge presenti a sottoscriverlo.

Due giorni dopo l’approvazione, il 24 giugno, la Gran Loggia venne aperta e le cariche installate: era nata ufficialmente la Gran Loggia Svizzera Alpina.

La cerimonia fu arricchita del neo Gran Maestro eletto Hottinger, che sarebbe stato in carica fino al 1850, anno in cui sarebbe stato sostituito dal fratello Carl Justav Jung.

La Gran Loggia Svizzera Alpina che, nel 2014 ha celebrato il centocinquantesimo anniversario di fondazione, è – come ricorda il proprio sito ufficiale – un’associazione ai sensi delle disposizioni del Codice civile svizzero.

Composta, attualmente, da ottantasei logge situate in tutte le regioni linguistiche della Confederazione, si riunisce annualmente in un’assemblea generale costituita dai maestri in cattedra, dai maestri deputati e dai delegati che ogni loggia nomina in base la numero dei suoi membri; costoro designano gli organi direttivi della Gran Loggia, ovvero il Collegio dei Grandi Ufficiali e il Comitato Direttivo.

Attualmente, la carica di Gran Maestro è ricoperta dal fratello Maurice Zahnd.

Lorenzo Bellei Mussini

 

 

Bibliografia essenziale:

  1. Bernheim, Les debuts de la Franc-Maçonnerie à Genève et en Suisse, Genève 1994.
  2. T. e B. Clavel, Storia della Massoneria e delle società segrete, Rimini 2010, pp. 287-290.
  3. Lenhoff, Il Libero Muratore, Foggia 2006, pp. 170-172.
  4. Naudon, Histoire générale de la Franc-Maçonnerie, Paris 2004, pp. 143-151.
  5. Valmy, I Massoni, Firenze 1991, pp. 45-47.
  6. Ruchon, Histoire de la Franc-Maçonnerie à Genève de 1736 à 1900, Genève 1935.

Dalla Nascita della prima Loggia Massonica a Ginevra alla fondazione della Gran Loggia Svizzera Alpina, Quaderno N. 5 della Loggia Massonica «Brenno Bertoni», Lugano 1986.

Encyclopédie de la Franc-Maçonnerie, a cura di E. Saunier, Paris 2000, pp. 336-337 e 838-842.