Lettere salentine

Otranto, 16/25 giugno 2015

 

Otranto

Arrivi a Otranto e sei felice.

Il mare blu e il vento forte che volevi.

Il borgo che si affaccia e si eleva sulle acque.

L’eleganza, quella giusta.

Le promesse, mantenute!

 

Laghi Alimini, Bagno Lucia 1954

La spiaggia come la ricordavi.

Bianca e venata di nero.

Il nero delle antiche lave che dal lucano allora eruttante Vulture, scendendo fiumi e mare, sono arrivate qui.

Gli ombrelloni di paglia.

A mezzogiorno, totani e scampi.

Volendo, la ‘puccia’, indimenticabile.

Se il cielo scurisce, lontane, ecco apparire le coste albanesi.

Dicono:

“Scirocco in mare, montagne chiare”.

 

Nave alla fonda

Cambiano i colori.

Azzurre le acque.

Poi, più in là, blu.

Ancora, al largo, bianche.

Se possibile, bianche.

E agitate per ogni dove.

Sospesa, lontano, una nave alla fonda.

Le gru aperte, distese, quasi debbano riposare.

Uno scheletro?

Giorni e giorni alla fonda.

Una nave morta?

Non fosse per il fumo che di quando in quando emette, diresti di sì.

 

Maglie

Arrivi a Maglie sotto il diluvio.

Cerchi la Chiesa della Collegiata.

Nessuna segnalazione, nessuna.

Ti imbatti in un avventuroso messere che sfida valorosamente le avverse condizioni.

“La ‘Chiesa Madre’, intende?”, replica.

Sperando che così venga localmente chiamata la Collegiata, fai cenno di sì.

Due svolte e arrivi.

La prima delusione deriva dal fatto che la Chiesa non è collocata in una piazza ragione per la quale l’interessante facciata non è praticamente visibile.

La seconda?

E’ un edificio in qualche modo dimenticato.

Dai locali che non lo valorizzano minimamente e scommetti che i giovani del luogo non ne hanno contezza alcuna.

Dalla Chiesa intesa come istituzione, visto che all’interno regna sovrano il buio, che non esiste nessuna guida sonora o cartacea, che vige uno stato di abbandono morale.

Eppure, il Duomo merita.

Un altare pregevole, opere non disprezzabili nelle navate, un ovale del Bardellino di buona fattura…

Esci e il tuo cuore è infelice.

La pioggia è diminuita.

Dubiti, peraltro, che un sole splendente possa cambiare la triste situazione della ‘Chiesa Madre’ di Maglie.

 

Lecce

“Lecce, città italiana della cultura 2015″, questa la scritta che campeggia nel centro della città salentina.

Bello certamente il capoluogo di questa terra felice.

Bello, ma in stato di evidente degrado, di abbandono.

I marciapiedi, invasi dalle erbacce, dissestati per ogni dove.

Le aiuole incolte da tempo immemorabile.

I lavori sospesi sine die e le aree che dovrebbero brulicare di operai all’opera, preda di una vegetazione selvaggia.

Un’intera, lunga, ala del Castello di Carlo V lasciata in mano a venditori di cianfrusaglie di diverse etnie ridotti alla sopravvivenza se va bene (sarebbe questo il modo di accogliere  gli immigrati?).

Le indicazioni stradali molto lacunose così come quelle riguardanti chiese e monumenti, quando esistenti malissimo posizionate.

Mendicanti in giro.

Barboni o quasi agli angoli e non solo delle strade.

Gente vestita malissimo.

Nessun vigile in strada: nessuno.

Nelle chiese – ed è definitivo – la acquasantiere sono irrimediabilmente vuote.

“Città della cultura”?

Per carità!!!

 

Gallipoli, quella ‘vecchia’

Poi arrivi a Gallipoli.

Quella ‘vecchia’, è stupenda.

Sant’Agata ti guarda dall’alto e ti benedice.

I colori…

I colori delle case.

Del borgo.

E’ l’ora di ripartire e il cuore soffre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivederci

 

Dieci giorni e devi andare.

Devi lasciare Otranto.

Non dimenticherai gli uliveti.

Non dimenticherai la gente.

Non dimenticherai la terra e il mare.

Ritornerai!

Mauro della Porta Raffo