“Un diario spietato”, l’opera grafica di Bodini

Incisioni e litografie del noto scultore riproposte in una mostra a Varese, alla sala Veratti

Un diario spietato. Così Enzo Fabiani intitola il testo di presentazione del primo catalogo generale dell’opera grafica di Floriano Bodini, edito nel 1973, in occasione della mostra antologica a Milano proprio sulla sua produzione grafica.

Fabiani, giornalista e poeta, paragona l’opera di Bodini ad un diario, appunto spietato, in cui l’artista analizza in profondità gli avvenimenti della vita e i rapporti umani ed affettivi. Afferma che «l’opera grafica di Bodini ha una fisionomia e una consistenza tali da metterla in primo piano sia nell’attività dell’artista che nel panorama dell’arte incisoria italiano ed europeo. Certo che l’impegno di Bodini è stato sin qui grande: lo dimostra la singolare bellezza di molti di questi fogli nei quali è possibile vedere come il senso tragico della vita, lo sdegno verso i mali e le offese siano stati resi con l’autorità del maestro autentico che si rivela (ad esorcizzare i mostri) innanzitutto in quella grazia certo dolorosa ma mai illudente che è l’anima della poesia». Anche Alberico Sala, poeta e critico d’arte, nel discorso di apertura della mostra rileva come l’arte di Bodini « si ponga d’autorità tra le più importanti testimonianze poetiche del dopoguerra per la sua drammaticità e per la sua originalità, per la forza interiore che anima l’appassionata ricerca dell’artista: il quale seppe ben presto intuire quella che sarebbe stata la sua strada e definirla in una serie di opere ammirevoli anche dal punto di vista tecnico».

Molti di quegli stessi fogli a cui Fabiani e Sala fanno riferimento sono oggi esposti a Varese, nella mostra “Floriano Bodini. Un omaggio” allestita presso la sala Veratti e organizzata da Varese Può in collaborazione con il Comune di Varese, Assessorato alla Cultura. La selezione di opere guida il visitatore in un percorso che si dipana nell’arco di circa venticinque anni di sperimentazione e di ricerca che fanno di Bodini uno degli artisti più interessanti di quel periodo storico compreso tra la fine degli anni cinquanta e la prima metà degli anni ottanta.

Dal punto di vista della tecnica incisoria Ubaldo Rodari – curatore della mostra alla Sala Veratti – sottolinea come Bodini, terminato il periodo degli studi accademici in cui la grafica è più rivolta alle soluzioni della pittura piuttosto che della scultura, dal 1959 inizia una produzione incisoria che rispecchia una maggiore attenzione all’uso di tecniche e segni più vicini alle problematiche esistenziali del dopoguerra. L’artista passa poi alla tecnica dell’acquaforte abbandonando l’incisione diretta (puntasecca) concentrandosi su nuove possibilità espressive e individuando una nuova grammatica del segno che grazie anche all’arricchimento del suo vocabolario lo porterà a realizzare, agli inizi degli anni Settanta, quei fogli importanti che saranno considerati nella sua produzione grafica tra i più interessanti.

Va ricordato che Floriano Bodini nel campo della grafica può essere considerato autodidatta: nonostante la sua formazione accademica non comprenda quest’arte, l’amicizia e la frequentazione di straordinari incisori e la scelta di importanti stampatori danno all’artista tutte le nozioni necessarie per apprendere e padroneggiare il segno inciso.

L’allestimento della Sala Veratti mette in relazione le opere grafiche con alcune pubblicazioni e giornali d’epoca esposti nelle vetrinette al centro della sala, evidenziando quanto sottolineato già allora da Fabiani: «Pur ricordando spesso le sculture che Bodini ha modellato contemporaneamente ad esse, queste incisioni non sono affatto dei facsimili, essendo state concepite autonomamente ed eseguite cercando via via una padronanza sempre più precisa dei mezzi adatti […]. Qua e là si potrà vedere, curiosamente, un ricordo delle esperienze pittoriche di Bodini; a volte la sovrapposizione di figure e frammenti darà, forse, l’impressione di una volontà troppo impegnata a dire. Ma anche qui è necessario ricordare la personalità di Bodini, le varie tappe della sua ricerca che da un amaro espressionismo è andata verso un’oggettivazione di forme concluse, di equilibri costruttivi».

Il filo conduttore della “ricerca” artistica di Floriano Bodini è anche nel testo “L’ansia della ricerca”, curato da Arturo e Stefano Bodini (rispettivamente fratello e nipote dello scultore) all’interno del volume pubblicato in occasione della mostra. Viene ripercorsa ed analizzata la storia della produzione artistica dello scultore con riferimenti bibliografici anche ai volumi esposti.

Michele Castelletti

La mostra “Floriano Bodini. Un omaggio” alla sala Veratti resterà aperta fino al 6 settembre. Per informazioni www.mostrabodini.it