Ma io non sono Peter O’Toole

Affascinante la vita dell’attore teatrale: fatica e soddisfazione, la gioia dell’applauso…

E non è tutto: c’è la ricerca di nuovi testi, il sogno di fare sempre meglio.

Partiamo da lontano: venti/venticinque anni fa, baldo cinquantenne, giravo in lungo e in largo, con la gioia di informarmi e di vedere.

Roma, Torino, Bologna, Venezia, poi New York, Parigi, Londra…

Mi piaceva.

Scoprii ‘La cena dei Cretini’ a Parigi, che forse è la più divertente commedia del secondo Novecento, dopo solo un mese dal debutto.

Ebbi poi l’onore e il piacere di portarla in scena la stagione successiva, prodotta da Lucio Ardenzi, compagnia Pambieri-Beruschi.

Oggi però voglio parlare di Londra: spettacoli meravigliosi, purtroppo non adatti a me.

Però . . .

Spesso incontriamo dei “però”: in questo caso si trattava di un meraviglioso monologo, con inserti di altri personaggi di passaggio.

Non ricordo l’autore, né gli altri interpreti, ma il protagonista era un superbo Peter O’ Toole.

Ne fui folgorato.

In breve: un uomo ubriaco rimane chiuso in un pub, essendosi addormentato sotto un tavolo.

Si risveglia, ma deve aspettare l’alba: in queste due ore rievoca la propria vita.

Il mattino successivo ero già presso la produzione per trattare la possibilità di portare in Italia questo lavoro; si dissero interessati e mi diedero il permesso sulla parola.

Poi, i diritti finirono invece a Garinei, dopo che vi rinunciai.

Ma l’impostazione del monologo con inserti continua a battermi nel cervello e penso a diverse situazioni da costruire intorno a me . . .

Ma io non sono Peter O’Toole.

Enrico Beruschi