Ossimori ed altri cibi velenosi

Da qualche parte d’Italia si crede che l’ossimoro sia un piatto di carne, più o meno come l’ ossobuco, vanto della cucina meneghina.

Se così fosse bisognerebbe ammettere che ce ne sono di particolarmente indigesti.

È il caso del verso che Claudio Achillini distillò in onore di Luigi XIII di francia: “Sudate o fochi a preparar metalli”, per non parlare dell’ancora più micidiale “Bagnar coi Soli e rasciugar coi fiumi” di un suo collega in marinismo il siciliano Giuseppe Artale.

Ma non sono soltanto gli ossimori a risultare indigesti, perché altre figure retoriche, specialmente le metafore, rivaleggiano con successo nella prosa di giornalisti, politici ed altri incauti giocolieri delle parole.

Chi non ricorda il panegirico con cui un cronista sportivo esaltò i meriti muscolari e spirituali di un famoso campione ciclista?

“Sotto i suoi pantaloncini – scrisse – batte un cuore da leone”, sovvertendo così anche l’anatomia umana.

Un suo collega, incurante di sfiorare l’eresia o l’empietà, descrisse un percorso ciclistico particolarmente arduo con le parole “Quel tragitto è stata una vera e propria via crucis infernale”.

Anche noi vogliamo rischiare l’empietà facendo notare che la brillante formula con cui Berlinguer prese timidamente le distanze dalla preagonizzante Unione Sovietica era sbagliata.

La rivoluzione d’ottobre – affermò il 15 dicembre 1981 – “ha esaurito la sua spinta propulsiva”.

No, è la propulsione che può dare una spinta e non viceversa perché la spinta è la forza generata dalla variazione di quantità di moto di un propellente; ma chi avrebbe osato farlo notare al segretario dell’allora partito comunista italiano?

Al contrario tutti – anche gli avversari – andarono in brodo di giuggiole di fronte a quella metafora sbagliata, che fu ripresa varie volte ed applicata al governo Monti ed ultimamente al movimento Cinque Stelle.

E chissà a quanti altri fenomeni politici che ci sfuggono .

La spinta comunque piacque, ed eccola subire un’ulteriore contorsione: nel 1996 il capogruppo dei verdi alla Camera, Mauro Paissan, lamentava che     “la spinta del governo Prodi si era appannata”.

Sa il cielo come una spinta poteva essersi appannata.

Ma qualcosa di più stupefacente era avvenuto novant’anni prima, quando in occasione del terremoto di Messina,   vari reparti dell’’esercito si prodigarono per soccorrere quelle sfortunate popolazioni.

Il presidente della Camera Giuseppe Marcora lodò “Il soldato italiano che mentre serra saldamente la bandiera della patria, che difende con il suo coraggio ed il fucile che tiene in mano, stende la sua mano pietosa alle popolazioni colpite dalla catastrofe naturale”.

Gli fu osservato che per quanto eroico il soldato italiano non aveva purtroppo più di due mani.

Ma perché prendersela solo con politici e giornalisti?

Non abbiamo forse letto da parte di sociologi che “le vacche sacre in questi tempi cascano come le mosche”? ed un ufficio turistico israeliano non ci ha incoraggiato con l’esortazione “venite in Israele, la Mecca dei turisti”?

Diffidiamo dunque delle figure retoriche, o almeno usiamole con cautela.

Alberto Indelicato