Il grande tennis svizzero

Prima di Federer

Certo, e chi potrebbe negarlo, è con l’apparire di Roger Federer che il tennis elvetico ha raggiunto vette assolute.

Il basilese è il massimo nello ‘sport dai gesti bianchi’, come lo chiamava Gianni Clerici e uno tra i big di sempre nello sport in genere.

Ne parlerò, ovviamente.

Ma, prima di lui, con la racchetta, i rossocrociati come se la cavavano?

Beh, in campo femminile sono stati capaci di trovare quel vero genio che è stata (e, in doppio, ancora è) Martina Hingis.

Chiamata Martina in onore della Navratilova, la praghese naturalizzata svizzera da piccola, nel 1997, nel singolo, ha rischiato di compiere il ‘grande slam’.

Vinti gli Australian Open, ha perso incredibilmente la finale del Roland Garros per poi tornare ad imporsi sia a Wimbledon che a Flushing Meadows.

In totale, quanto ai quattro tornei dello slam, Hinghis ne ha riportati cinque nel singolo e nove nel doppio (e in quest’ambito può ancora imporsi) non tralasciando di portarsi a casa il misto degli open australiani nel 2006.

In più, si è imposta due volte (1999 e 2000) nel WTA championship.

Mille volte chapeau a una delle più intelligenti tenniste mai viste in azione.

Per il vero, sempre tra le ragazze, non male Patty Schnyder, spesso in palla e capace di catturare in singolo, a cavallo tra gli anni Novanta del trascorso Novecento e i primi del nuovo millennio, undici tornei, sia pure minori.

Quanto ai maschietti, un bel numero di ottimi doppisti: a cominciare da Heinz Gunthardt, finalista degli US Open 1981 con Peter McNamara, vincitore del Roland Garros nello stesso anno e di Wimbledon nel 1985 in coppia con l’ungherese Balazs Taroczy.

Nel medesimo ’85, giocando con Martina Navratilova, si impone anche nel misto del Roland Garros e in quello di Flushing.

Un anno davvero magico!

Ricordato il ceco naturalizzato Jacob Hlasek che vinse il doppio a Parigi nel 1992, veniamo a Marc Rosset.

Non solo ottimo nel doppio (come dimostra la vittoria conseguita con il citato Hlasek al Roland Garros nel 1992), ma anche fortissimo nel singolo, in grado di vincere le Olimpiadi ancora nel 1992 e di giocare, purtroppo soccombendo, la finale di Coppa Davis nello stesso anno sconfiggendo l’allora numero uno Jim Courier.

 

Roger

1 luglio 2001, Wimbledon.

Quarti del singolo maschile.

Il sette volte campione sull’erba londinese Pete Sampras affronta un giovane svizzero di belle speranze.

L’americano ha vinto gli ultimi trentuno incontri disputati a Londra e in totale, dal suo primo apparire, ha perso solo una volta.

Si va al quinto e l’elvetico si impone 7/5!

E’ il vero cambio di testimone: nessuno lo sa con certezza, qualcuno lo immagina, ma è da quel momento che Roger Federer si rivela (anche a se stesso), è da quel momento che si avvia alla luminosissima carriera che percorrerà per anni e anni.

Siamo a fine 2014, con la sua Svizzera il basilese ha appena conquistato la Coppa Davis.

E’ la prima volta per la squadra elvetica, è la prima Davis per Federer che, trasformato il match point che assicura la vittoria, si commuove.

E’ capace ancora di piangere di gioia, Roger, dopo avere vinto in carriera quasi tutto e dopo avere mantenuto per centinaia di settimane e più di ogni altro il numero uno del ranking mondiale.

Facciamo i conti (al momento, perché in futuro, a partire dal 2015, i dati possono migliorare):

Diciassette titoli individuali dei tornei dello slam: quattro Australian Open, un Roland Garros (quello che nel 2009 gli ha permesso di ottenere il ‘carreer grand slam’), sette Wimbledon, cinque United States Open.

Ottantadue titoli conquistati, slam inclusi.

Si aggiungano sei ATP World Tour Finals e la medaglia d’oro olimpica nel doppio.

Ho scritto “dopo avere vinto in carriera quasi tutto” e, per il vero, al più grande tennista di sempre mancano la medaglia d’oro olimpica in singolare e i Master 1000 di Montecarlo e Roma.

Certamente, proverà con la tenacia che, unita alla inarrivabile classe, ne fa un campionissimo a colmare questa lacune.

Federer e Wawrinka
Federer e Wawrinka

 

Dopo Roger, solo (e per quanto?) Wawrinka?

Medaglia d’oro nel doppio con Federer a Pechino, vincitore della Coppa Davis 2014 ancora col basilese, capace di riportare l’Australian Open a Melbourne battendo sia Novak Djokovic che Rafael Nadal, vittorioso nel Master 1000 di Montecarlo dove in finale ha sconfitto proprio Roger, il losannese Stanislas Wawrinka è un magnifico giocatore.

Dal vivo – lo so per averlo visto in azione – è in grado di dare emozioni uniche in particolare col suo incredibile rovescio a una mano (Mats Wilander sostiene che si tratti del miglior rovescio della storia del tennis!).

Ma, come sa essere grande, Stan può all’improvviso essere piccolo.

L’incostanza è la sua caratteristica.

Dovesse superare questo handicap, benché non più giovanissimo, potrebbe togliersi molte altre soddisfazioni.

Detto di Wawrinka, dove si nascondono i prossimi campioni?

Parrebbe, da nessuna parte.

Fra gli uomini, al momento, un vero deserto.

Fra la donne, un paio di speranzielle e nulla di più.

Del resto, quando una nazione, all’improvviso, propone un fuoriclasse assoluto come Federer (nei fotomontaggi, già lo collocano al posto di Guglielmo Tell!) è giusto che per qualche tempo, per così dire, paghi pegno.

Fossi smentito dai fatti, me ne compiacerei.

27 novembre 2014

Mauro della Porta raffo