La donna? Maneggiare con cura!

La prima raccomandazione è anche la più ovvia: ‘Maneggiare con cura’.

E non perché si abbia a che fare con un che di fragile e delicato, da trattare con molta attenzione, ma perché ci si può anche far male.

E quindi al macho ribaldo raccomanderei soprattutto di non pensare minimamente all’uso: può accadere di usare una donna, ma è un furto della sua sensibilità, dei suoi sentimenti, che prima o poi si paga con se stessi.

Lei, quand’anche farfallona, si dona, sempre; lui è spesso un profittatore.

Maneggiare con cura nel senso di cautela, quindi: può anche capitare di incontrare la maliardona, la ‘Vipera’ dell’immortale e travolgente canzone, che mena la danza e ti fa girare sulla punta del mignolo, eponimo della rivalsa femminile, non femminista, sullo stereotipo un po’ schiavista dell’‘angelo del focolare’, o della sedotta e abbandonata.

Ma al cuor non si comanda, e chi la incontra sappia – lo saprà sempre troppo tardi – di vivere tormentose eternità infernali, che momenti di estasi ampiamente ripagheranno.

Ciò detto, anche il ‘maneggiare con cura’ è inadeguato, e non solo con femministe scatenate che si offenderebbero se cedi il passo o apri la porta: implica una certa superiorità verso il genere femminile, mentre sappiamo che non è così.

Le donne ci sotterrano: gli studi demografici dimostrano che in tutti i Paesi del mondo, da quelli in via di sviluppo a quelli più sviluppati, esse vivono più a lungo degli uomini, nonostante lo stress tra lavoro e cura della famiglia nelle società avanzate, e la fatica fisica e la subordinazione all’uomo in quelle dei Paesi emergenti.

E’ come una legge naturale per la conservazione della specie, per cui l’essere che ha la responsabilità della procreazione vive più a lungo.

E qui veniamo al quesito più ozioso: è più forte la donna o l’uomo?

L’uomo in termini di bruta potenza, ma in senso lato la donna è molto più forte di lui.

Se così non fosse, come avrebbe potuto resistere e sopravvivere alle angherie a cui per secoli – e ancora oggi in tante società – è stata sottoposta?

In Cina, si sa, storicamente le neonate femmine venivano soppresse, considerate come una sciagura: ma ciò per il fatto che, una volta sposata, la ragazza deve andare con la famiglia dello sposo.

Si preferiva, e si preferisce, il figlio maschio perché porta in casa una donna, che sarà l’ancora della famiglia.

Tragico paradosso di apprezzamento per la donna, in chiave di sfruttamento.

Ho sempre avuto un’ammirazione sconfinata per la donna: è lei che in mezzo a difficoltà conserva costantemente il decoro anche personale e estetico, mentre l’uomo, in caso di scoramento per le più svariate ragioni, è incline a lasciarsi andare nella cura del proprio aspetto: atteggiamenti rivelatori di modi di essere profondi nel rapporto con gli altri.

Una resa alle avversità che non ha riscontri nella donna.

Non è un caso che sin dall’antichità appaiono i cosmetici per lei, per la cura e il miglioramento del suo aspetto estetico.

Mi vengono in mente le donne in Unione Sovietica: in gran parte nubili per lo sterminio degli uomini nella guerra e nei gulag, o madri single avendo rifiutato, salvo che per mettere al mondo un figlio e non restare sole, un uomo dedito all’alcool: pateticamente imbellettate e cotonate, teneramente e tenacemente aggrappate a un senso di decoro personale prima che  femminile.

E’ la donna, sempre, a volersi mostrare al meglio, ad avere forza di spirito, capacità di iniziativa e di stimolo, tempra morale, determinatezza nell’affrontare le avversità, stimolare il suo uomo quando necessario.

Dall’alba della storia, la sua vita è sempre stata una sfida privata e pubblica.

Da qualche tempo comincia ad affermarsi, ad essere protagonista.

Dura e determinata se in carriera, non vive più di luce riflessa, ma tutto è più arduo per lei: i suoi successi minati dall’eventuale, incolpevole avvenenza e fascino, le  sue difficoltà magari aggravate dal rispetto di sé nel non cedere a interessati favoritismi.

Sono debitore di molto, alle donne.

In primo luogo a mia moglie, che con sventata spensieratezza mi ha accettato senza essersene ancora pentita dopo tanti anni.

E  all’iniziale  ‘maneggiare con cura’, debbo quindi affiancare una semplicissima raccomandazione: rispetto.

La maggior istruzione per l’uso nei rapporti con la donna è non usarla, ma rispettarla: anche perché è quasi sempre meglio dell’uomo.

Donna di rispetto, altro che uomo di rispetto.

Fernando Mezzetti