Nino Benvenuti

“Era il vecchio Madison, che poi avrebbe lasciato il posto ad un centro commerciale e a un ristorante alla moda, quello dove mi aspettava il combattimento con Emile Griffith, il titolo mondiale in palio, un monumento che trasudava storia da ogni angolo, un monumento che aveva visto passare i più grandi pugili della storia.

Niente era stato toccato, niente era stato restaurato, o anche semplicemente ammodernato, da quando vi erano passati Jacke La Motta, Rocky Marciano, e tutti gli altri campioni leggendari della boxe.

Mancavano due ore all’inizio del match, e nella penombra in cui era avvolta la stanza mi stesi sul lettino, ed iniziai un viaggio fuori dallo spazio e a dal tempo rivedendo tutte le mosse che avrei dovuto fare e tutto quello che avevo preparato durante le settimane di allenamento.

In quel momento quasi da chiesa in quel camerino, c’eravamo soltanto io e Griffith.

Non sapevo ancora, che di li a poco avrei scritto anche io un’altra pagina della leggenda”.

Nino Benvenuti diventò campione del Mondo al Madison il 17 aprile 1967.

Sono passati diversi anni da quando ho letto e ritagliato questo articolo, a nome dello stesso Benvenuti, e finalmente riesco a incontrarlo.

Nino deve venire a Milano per commentare un evento sportivo per la Rai.

Ci diamo appuntamento a Monza per le 17 nell’albergo dove alloggia.

Nino Benvenuti, foto di Alberto Bortoluzzi
Nino Benvenuti, foto di Alberto Bortoluzzi

È ancora un uomo in perfetta forma per avere superato i settant’anni.

Gli mostro l’articolo che mi ha fatto sognare, e gli chiedo una dedica.

Dopo aver pensato alcuni istanti, eccolo ispirato mettersi a scrivere e porgermi la dedica, che io per timidezza non leggo.

Non lo avessi mai fatto, se ne ha subito a male, facendomi capire la sua disapprovazione.

Cominciamo bene, ora  la strada è in salita.

Mi fa notare che abbiamo poco tempo a disposizione e che dobbiamo fare in fretta.

Saliti nella sua camera, cerco uno spazio per allestire il ring.

Lo faccio posare, ma si è irrigidito.

Proprio la situazione che non volevo.

Invito Nino a mettersi in guardia, lui mi guarda e mi dice che non lo ha mai più fatto da quando ha smesso di combattere.

Mi sfodera uno sguardo piacione da vecchio campione compiaciuto, ma non è questo il Benvenuti che ho in mente, io voglio il guerriero!

Così comincio ad incalzarlo!

I minuti passano, sento il match che mi sta sfuggendo.

Nell’aria si disegnano si montanti e ganci, ma senza convinzione.

Poi d’incanto Nino comincia a danzare a schivare colpi.

Che sia tornato al Madison a quella magica notte del 1967?

Ora non posso permettermi di sbagliare, devo stare attento, seguire il suo sguardo, anticiparne i colpi.

Ad un tratto vedo un varco: scatto!

L’ho colpito!

Ora si che ho onorato la sua dedica :

“Ad Alberto, artista, ricercatore di immagini a scoprirne l’anima”.

Alberto Bortoluzzi