Misterioso fatto di sangue in via della Ghisolfa

Presceneggiatura/trattamento di Vittorio Salerno dal romanzo breve ALBERGO A ORE di Mauro della Porta Raffo

* * *

PERSONAGGI

 

Piero, il portiere dell’albergo. Un disoccupato dal passato misterioso, sui quarant’anni. Bell’uomo, elegante, ma dall’aria ambigua.

 

Gilda. Quarantacinquenne, belloccia, proprietaria dell’albergo Splendor.

 

Francesca. La cameriera calabrese. Bona.

 

Amilcare. L’oste della trattoria. Panzone, milanese. Simpatico.

 

Moglie di Amilcare. Detta ‘la romagnola’, cicciotella, capelli rossi.

 

Due gay, strani, forse spalloni.

 

Danilo, aiutante di Amilcare. Tifoso del Palermo.

 

Alvaro. Scrittore. Friulano, uno dei quattro clienti fissi.

 

Roberto C. industriale brianzolo.

 

Antonio Q. Manager argentino.

 

Carmenlo V. boss meridionale.

 

Dott. Enrico Beltrame. Medico. Amante di Gilda.

 

Investigatore privato? Dick.

 

Due agenti di polizia.

 

Agente/rappresentante di commercio che si sente male.

 

Giudice Istruttore Berlucchi, cui il Portiere manda i suoi appunti e le fotocopie dei documenti, prima di diventar ‘uccel di bosco’.

 

 

 

 

TRATTAMENTO /PRESCENEGGIATURA

di Vittorio Salerno e Mauro della Porta Raffo

 

 

SCENA N. 1- APPARTAMENTO SIGNORILE. Int. Notte.

 

DETTAGLIO- La mano di un uomo apre il cassetto di una credenza.

Tra le molte medicine, in fondo al cassetto, è un revolver col calcio di madreperla. Vediamo che è carico.  Il cassetto viene richiuso.

 

 

2- VIA GHISOLFA. EST. NOTTE

 

Come in soggettiva di una persona che cammina vediamo le scarpe di un uomo che percorre la via semideserta e si avvicina a un palazzetto stile anni Cinquanta sul quale lampeggia un’insegna al neon: ALBERGO SPLENDOR. La mano dell’uomo spinge la porta girevole.

 

3- ALBERGO SPLENDOR. INT. NOTTE

 

IN SOGGETTIVA dell’uomo che è entrato nell’albergo vediamo la Hall vuota, arredata con vecchi mobili in tek. Su un carrello di ottone a ripiani è un televisore  acceso, nel quale è trasmesso un vecchio film western.

Al bancone della reception non è nessuno. La CAMERA  passa oltre il bancone e s’infila in uno stretto corridoio in fondo al quale è una porta socchiusa.

 

SPARI DI PISTOLA OFF. PROVENIENTI DAL TELEVISORE ACCESO NELLA HALL

 

 

 

 

4- CAMERETTA-SOTTOSCALA ALBERGO SPLENDOR. INT. NOTTE

 

La porta si apre e nella penombra si intravedono sul letto i corpi di un uomo e una donna che stanno facendo l’amore.

Entra in CAMPO in P:P:P il revolver tenuto nella mano dall’uomo che preme due volte il grilletto. Due spari rimbombano nella cameretta coperti e mischiati agli spari del  film che viene trasmesso alla televisione.

 

 

TITOLI DI TESTA

 

 

 

5 – ALBERGO SPLENDOR – Esterno Notte

 

In una via periferica di una cittadina di provincia a Nord di Milano, sostano due autoambulanze e una macchina della polizia con il lampeggiatore acceso.

I poliziotti faticano a tenere alla larga i soliti curiosi che fanno cerchio.

 

Un bell’uomo sulla quarantina dall’aspetto dimesso gira l’angolo della via  e si avvicina ai curiosi. (Capiremo poi che è Piero, il Portiere dell’Albergo)

 

Da una donna dai capelli rossi (che scopriremo in seguito essere la moglie di Amilcare), viene a sapere che qualcuno ha sparato e ci sono due feriti. Un uomo e una donna. Il Portiere dell’albergo vede portare via in barella una signora 45enne, e un giovanotto sui 35 . Hanno entrambi la mascherina dell’ossigeno sulla faccia, ma la donna dai capelli rossi riconosce la donna: è Gilda, la proprietaria dell’Hotel.

I due feriti vengono caricati sulle rispettive autoambulanze che partono a sirene spiegate.

 

Piero, tenendosi lontano dai poliziotti che stanno tirando il nastro di protezione, chiede ancora qualcosa ai presenti, poi lentamente si allontana e svicola in una stradina laterale, allontanandosi nella notte.

 

 

 

6- STAZIONE FERROVIARIA- E BAR . INT. EST. alba

 

Piero, il portiere dello squallido albergo è seduto a un  tavolino del bar della stazione e sta scrivendo qualcosa su un quaderno. Un fattorino porta su un carrello i giornali del mattino. Piero ne compra uno all’edicola. In prima pagina si legge:

 

MISTERIOSO FATTO DI SANGUE IN VIA DELLA GHISOLFA.

(il titolo dell’articolo diventa IL TITOLO DEL FILM)

 

“Gravissima la titolare dell’Albergo Splendor. Ricoverata anche l’altra vittima del misterioso killer, il sig. Alvaro C.”

“Sospettato il Portiere dell’albergo che si è dileguato la sera stessa del crimine. La polizia è sulle sue tracce.”

 

Piero dice qualcosa al giornalaio e gli lascia una busta più una banconota da cinquanta Euro.

Sale su un treno che parte subito allontanandosi nella nebbia mattutina della brughiera brianzola.

 

 

7- COMMISSARIATO DI POLIZIA. EST. GIORNO

 

Un ragazzino in bicicletta si avvicina al portone del commissariato. Tira fuori un plico da sotto la T-Short e infila la grossa busta nella feritoia della posta.

Riprende a pedalare e si allontana veloce.

 

8- UFFICIO SAZIONE POLIZIA GIUDIZIARIA. INT. GIORNO

 

Un poliziotto percorre il corridoio e viene a fermarsi davanti alla porta del Giudice di turno. Ha in mano il plico lasciato dal ragazzo nella buca delle lettere poco prima. Il plico è aperto. Vi leggiamo sopra scritto con un pennarello: PER IL GIUDICE   BERLUCCHI “S.P.M.”

Il poliziotto bussa alla porta ed entra nell’ufficio del Giudice e consegna il plico al Dott. Berlucchi.

AGENTE POLIZIA – “Per lei, signor Giudice. L’hanno portato poco fa. Abbiamo controllato, è pulito. Contiene solo dattiloscritti.”

Giudice Berlucchi- “Grazie…”

Congeda l’Agente e si siede al suo tavolo. Tira fuori le carte scritte a stampatello con un pennarello. Sulla prima pagina leggiamo:

 

“Egregio dottore,

                            gioco forza sono diventato ‘uccel di bosco’ anche questa volta, e non faccia sprecare ai suoi uomini inutili energie per scovarmi perché non mi troverete. Quando leggerà queste pagine sarò lontano sotto mentite spoglie, in un Paese straniero. Anche il documento che ho dato alla Padrona dell’Albergo è falso; l’ho fatto io col computer.

 Mi trovo costretto a vuotare il sacco senza che mi sia richiesto per difendere la mia innocenza. Questa volta io non c’entro proprio. Non so chi sia il misterioso killer, forse un professionista…”

 

Alla voce del dott. Berlucchi che sta leggendo il fascicolo si sovrappone la voce del Portiere in viaggio sul treno. Capiamo così essere lui l’autore del testo.

 

“Si dà il caso che da quando ho preso servizio allo Splendor un anno fa, mi è venuta la voglia di annotare tutto su un quaderno, che le allego, quasi presagissi che sarebbe successo qualcosa di strano.

 

 

 

9- ALBERGO SPLENDOR. ESTERNO/INTERNO GIORNO

 

(una anno prima…)

 

Il Portiere, un giornale in mano, aperto e piegato alla pagina “Annunci”, si avvicina all’Albergo. Dà un’occhiata all’insegna al neon, vecchio tipo Anni Sessanta, controlla il suo giornale, ed entra.

 

La signora Gilda dietro il bancone della reception sembra lo stia aspettando. Breve scambio di battute tra l’uomo e la donna che pare affascinata dalla prestanza del Portiere, e lo porta su a vedere le camere. Si accordano sulla paga.

La padrona fa una fotocopia del documento che gli presenta il Portiere. “Rappresentante di commercio eh?” chiede lei. “Si, ma mi sono stufato di girare…” risponde lui.

Gilda_- “Può cominciare anche subito, se vuole.” Gli mostra i registri dove annotare il via vai dei clienti.

“Se si tratta di coppiette in cerca di una breve intimità non scriva niente. Evitiamo di pagare troppe tasse, non le pare?” dice Gilda. E gli presenta una splendida ragazza bruna, Francesca, la cameriera pugliese.

Lui rimane incantato. Gilda chiarisce subito.

GILDA- Ha un marito gelosissimo, non ci perda tempo…”

 

 

10- ALBERGO SPLENDOR- interno sera-

 

La bella Gilda, un po’ in età ma formosetta, e dallo sguardo birichino,  appare alle spalle del Portiere e gli riconsegna il documento d’identità.

Gli chiede come sia andata la giornata.

 

PIERO – Nel pomeriggio è venuta una coppietta di ragazzi, gli ho fatto pagare solo il settanta per cento del costo della camera, come da suoi ordini…

 

Vediamo i due ragazzi che passano vicino al bancone e lasciano i documenti.

Lei pare si vergogni molto.

 

PIERO – Poi verso sera una signora molto elegante, di Milano, tale Veronica F., assieme ad un giovanotto che ha incontrato proprio sulla porta…

GILDA – La conosco, è una habitué. Un tipo strano…

 

Vediamo la bella signora che entra nell’Albergo assieme al suo ragazzo. Dà un’occhiata a Piero, mentre gli consegna il documento, e gli chiede:

VERONICA- E’ nuovo lei?

PIERO – Esatto… Ho incominciato stamattina…

 

Poi Gilda  e mostra a Piero l’attiguo sottoscala dove è un lettino pieghevole.

GILDA- Ci dormiva il tizio che c’era prima di lei che se n’è andato improvvisamente senza neanche salutare… Se vuol favorire, non faccia complimenti…Io dormo nella stanza accanto…

PIERO – Grazie, domattina vado alla Stazione a prendere la valigia e torno…

Mi hanno rubato il portafoglio, in treno.. Potrebbe darmi un piccolo anticipo, signora Gilda?

GILDA- Niente ‘signora’, basta Gilda, signor Piero… bastano cinquanta euro?

Nel dargli la banconota la donna lo fissa maliziosamente.

 

 

 

 

11- STAZIONE FERROVIARIA. EST- INTERNO GIORNO

 

Negozio di valige.

 

Piero compra una valigia tipo roller ed esce dal negozio.

 

Negozio abbigliamento.

 

Piero compra un po’ di biancheria, la ficca nella valigia, paga ed esce dal negozio: evidentemente lo strano individuo è arrivato in quella cittadina, in treno o in autostop, senza bagaglio.

 

 

 

12- ALBERGO SPLENDOR- Interno giorno

 

Piero entra nell’albergo con il suo roller e saluta Gilda che gli cede subito il posto dietro il bancone.

Piero tira fuori un quaderno e incomincia ad annotare qualcosa.

 

 

 

13- UFFICIO GIUDICE BERLUCCHI. INT. GIORNO

 

Il giudice Berlucchi sta leggendo il quaderno scritto da Piero.

 

VOCE PIERO- “Ho incominciato a fare le fotocopie dei documenti dei clienti da subito, dal primo giorno di lavoro, così per curiosità.

Gliele allego. Dovrebbe esserci anche il documento dell’uomo che ha sparato. I clienti fissi sono quattro, Alvaro Cimin,. un giovane scrittore in rapporto epistolare con diversi editori, che a naso mi pare abbia avuto ‘una storia ‘ con la Padrona, …”

 

Albergo Splendor. Reception. Int giorno-notte

Mentre Piero descrive i quattro clienti fissi, li vediamo che passano alla reception e scambiano qualche battuta col Portiere.

 

“Roberto C, un industriale brianzolo che ogni sabato sera riceve la visita della sua amante, Antonio C, un sedicente ‘manager’ di origine argentina, sempre in movimento, e Carmelo V. che ha tutta l’aria di essere un ‘boss’ meridionale, e che ogni tanto riceve la visita di strani giovanotti.”

“Amilcare, l’oste della trattoria dove cenavo quasi tutte le sere, mi ha detto per telefono, che non è mai successa una cosa del genere allo Splendor, anche se è noto, come certamente i vostri informatori vi avranno detto, che è l’unico Albergo ad ore della zona, ma a quanto vedo e annoto, mi pare tutta gente pulita, normale.”

 

14- TRATTORIA ‘LA ROMAGNOLA”. INT. SERA

 

Piero è seduto al suo tavolo. Mentre mangia guarda la televisione .

Amilcare gli porta una fettina di carne alla pizzaiola con contorno di verza. Breve scambio di battute di convenienza tra i due. Parlano di politica, di calcio.

Danilo il giovane aiutante dell’oste, siciliano, inneggia alla squadra di calcio del Palerno.

La donna dai capelli rossi che abbiamo visto all’inizio del film, moglie di Amilcare, si affaccia da dietro la tenda della cucina.

 

MOGLIE AMILCARE- Pronti i tortelein, Amilcare!.. Va bene signor Piero?

 

PIERO- Benissimo, grazie, signora ‘Romagnola’…

 

Dice e riprende a mangiare svogliatamente.

 

 

 

 

15 – VAGONE FERROVIARIO. INT EST. NOTTE

 

Accanto al finestrino è Piero. Apre il giornale che sta leggendo.

Nella pagina della cronaca leggiamo:

“DUPLICE TENTATO OMICIDIO ALL’ALBERGO SPLENDOR.

La signora Gilda, proprietaria dell’albergo è ancora in coma farmacologico. L’altra vittima dell’attentato, il Signor Alvaro C.,  sarà dimesso tra pochi giorni. Nega di aver visto il killer che sembra abbia sparato loro alle spalle.”

 

Il treno si allontana nella notte.

 

16 – ALBERGO SPLENDOR. SOTTOSCALA E CANTINA. INT. NOTTE

 

Gilda, una pila elettrica in mano bussa alla stanzetta-sottoscala di Piero ed entra mentre sentiamo la ..

 

VOCE DI PIERO.

“…solo dopo quindici giorni di servizio, la signora Gilda mi ha dato la mia prima paghetta, decurtata dall’anticipo della cinquanta che mi aveva dato…”

 

La donna consegna una busta a Piero e gli chiede se la accompagnerebbe in cantina perché ha paura dei topi.

 

GILDA – “Il mio povero marito, oltre allo Splendor, mi ha lasciato anche un centinaio di bottiglie di vino pregiato…”

 

Piero s’infila la vestaglia e scende in cantina con la donna. Gilda prende una bottiglia di Sassella e ritorna nella stanzetta assieme a Piero.

GILDA – “Non vogliamo brindare alla sua prima quindicina?”

PIERO – “Come si fa a dire di no a una donnina così attraente?” dice e gli si accosta, e la donna prende a baciarlo con impeto. Lui risponde alle sue carezze,  e poco dopo l’uomo e la donna si trovano a letto mezzo nudi, a fare all’amore.

GILDA – Bravo, bravo Piero… Lo sapevo che ci sapevi fare…

PIERO – Modestamente… Però attenta, non sono affidabile. Oggi sono qui, magari domani sparisco…

GILDA – Lo so, lo so… ma ora sei qui…

 

 

17- ALBERGO SPLENDOR. RECEPTION- INT. GIORNO

 

Due uomini entrano nell’albergo. Uno sulla quarantina, alto e magro con il pizzetto,

l’altro, più giovane, grassottello. Entrambi hanno in mano una grossa ventiquattrore.

Chiedono una stanza. Piero si fa dare i documenti e consegna la chiave. Mentre aspettano l’ascensore il ragazzo fa una carezza all’uomo con la barbetta. Probabilmente sono due gay.

Piero fa subito le fotocopie dei documenti e le inserisce in una cartellina assieme alle altre.

VOCE PIERO- (SFOGLIANDO LE FOTOCOPIE) “Anche questi nati a Milano…

No, il ragazzo é di a Roma… Allora qui sono venuti operai, impiegati, casalinghe, tre studentesse, un dirigente d’azienda… e questi due, che a me sembrano gay… un bel quadretto…”

La signora Gilda esce dalla sua camera seguita dalla bella Francesca, la cameriera pugliese.

GILDA – Tutto bene?

PIERO – A parte questi due… (mostra le carte d’identità)

GILDA – Ah, si, vengono spesso… (sorridendo furbetta) Il mondo è vario… Andiamo a far spese…

 

LE DUE DIONNE ESCONO dall’Albergo.

Poco dopo entrano due tizi ben vestiti. Uno de due mostra la tesserina al Portiere. Sono della polizia.

PRIMO POLIZIOTTO- E’ nuovo lei? Il registro per  piacere…

Piero è titubante perché non sapendo quanto si fermano i due gay non li ha ancora annotati.

SECONDO POLIZIOTTO IN BORGHESE- Controllo mensile…

Dice, sfogliando il registro.

 

 

18- VIA CENTRALE  DELLA CITTADINA. EST SERA

 

Il Portiere passeggia nella via semideserta. Le serrande dei negozi vengono abbassate una dopo l’altra. Agli angoli delle strade qualche prostituta, travestiti.

Tra le macchine ferme a parlare con le ragazze Piero vede Danilo, l’aiutante di Amilcare. E’ a bordo di una cinquecento scassata. Sta parlando con una puttana, una nigeriana giovanissima in minigonna inguinale. Piero finge di non vederlo. E riprende a passeggiare.

Un travestito lo ferma. “Bel signore, mai provato il lato B?”

Piero entra in un ristorante-tavolacalda.

 

 

 

19- ALBERGO SPLENDOR. INT. NOTE

 

Piero entra nell’albergo e vede la padrona dietro il banco che sta parlando con uno dei clienti fissi: è Alvaro, lo scrittore della camera 7. Gilda ha come un sussulto, e congeda il cliente dell’albergo con una stretta di mano, prima che si avvicini Piero.

GILDA- E’ un caro ragazzo… un po’ sfortunato. Gli unici libri che ha stampato se li è autopubblicati togliendo un po’ di soldi all’assegno che gli manda il padre ogni mese.  Lo vuol leggere?”

 

Gilda mostra un libro nuovo di zecca sulla copertina del quale leggiamo il titolo:

MISTERIOSO DELITTO IN VIA DELLA GHISOLFA.

 

PIERO – Grazie… adoro i libri gialli… Guardi!

Da sotto il banco Piero tira fuori una decina di libri gialli e li mostra alla donna.

PIERO – Ma non ho pazienza… leggo solo l’inizio e la fine. Non mi va di logorarmi il cervello alla ricerca dell’assassino…

GILDA – Gli autori la strozzerebbero…

PIERO – Lo so, ma loro non lo sanno…

GILDA – Se intende fare la stessa cosa col libro del mio amico me lo riprendo…

 

Piero promette di leggerlo tutto e apre la prima pagina. Leggiamo la dedica vergata poco prima dallo scrittore Alvaro:

“Alla mia cara amica Gilda Buscovic, con eterna gratitudine.

Alvaro Cimin”

 

Piero è alquanto sorpreso.

PIERO – Buscovic?

 

La donna dice di essere di origine istriana e gli spiega che si conoscono da anni, e  gli fa uno sconto speciale per la camera. – Aiutiamo i giovani…- dice.

 

Piero fa per incamminarsi verso la sua cameretta-sottoscala col libro in mano ma la donna gli dice:

 

GILDA- Non si ferma un momento a farmi compagnia? Guardi cos’ho trovato in cantina!

 

Gli mostra una bottiglia smezzata di un famoso vino della Valtellina: INFERNO.

GILDA- Facciamo un saltino all’ “Inferno”?

 

Piero accetta di buon animo e brindano e parlano. Lei vuol saper se è sposato, se ha figli, lui risponde vagamente, poi lei gli parla della sua solitudine, del suo povero marito che l’ha lasciata così giovane, e senza figli.

 

GILDA – Era un brav’uomo, una brava persona, ma forse beveva un po’ troppo, ed è finito male…

 

La bottiglia finisce presto, e ne aprono un’altra, e poco dopo si trovano avvinghiati nella brandina del suo letto.

 

PIERO – Però non farci l’abitudine… –

 

Le dice prima di spegnare la luce.

Gilda, tra le lenzuola, è una vera diavolessa, insaziabile…

 

 

 

20- UFFICIO POLIZIA GIUDIZIARIA- Int. giorno

 

 

Mentre il giudice Berlucchi continua a leggere gli appunti che gli ha mandato il Portiere, sentiamo la voce di Piero:

 

“Poi sono venuto a sapere che la signora Gilda, che speriamo si riprenda presto, perché in fondo è una brava persona, ha un’ ‘amico’,  un compagno fisso, e da anni, anche se non convivono per motivi a me ignoti; forse lui ha famiglia, moglie e figli, e non intende lasciarli. Lo sono venuto a sapere per caso, dalla cameriera…”

 

 

 

21- RECEPTION ALBERGO SPLENDOR. INT. GIORNO

 

Francesca, secchio e scopone in mano,  si avvicina al bancone dietro il quale è Piero e gli chiede se può mettere in ordine la sua camera-sottoscala. Piero la ringrazia, poi mentre la bella calabrese si china a rifargli il letto entra anche lui nella cameretta.

 

PIERO – Francesca,  hai un corpo da esposizione universale… e che magnifico sedere…

 

La donna scoppia in una risatina isterica.

 

FRANCESCA- Ma signor Piero, come si permette?

PIERO – E mi permetto si… Ma tuo marito lo sa? Sennò glielo dico io…

FRANCESCA – Cosa?

PIERO – Che è uno degli uomini più fortunati del mondo?

FRANCESCA- Non lo so…E’ sempre via…fa il camionista… Grazie, comunque…

PIERO – Domani è il mio compleanno. Vieni a cena con me? Andiamo qui dietro, da Amilcare…

 

La bella calabrese dice che non può a cena, perché ha i figli che l’aspettano, se mai passerà un momento dopo, più tardi.

 

 

 

 

22- TRATTORIA ‘LA ROMAGNOLA’ INT. SERA

 

Francesca, vestita benino, entra nella trattoria con un pacchetto in mano e viene al tavolo dov’è seduto Piero, da solo.

Il Portiere si alza in piedi e fa l’atto di baciarle la mano, complimentandosi per il suo vestitino da mezza sera. Lei gli porge il pacchettino.

 

FRANCESCA- Auguri, sior Piero, sono ‘friselline’, dolcetti calabresi che mi manda la mia mamma ogni mese… Sono buoni col vino…

 

Piero ringrazia e chiede ad Amilcare di portare la torta con le candeline.

L’oste offre una bottiglia di orribile spumante dolce che stappa e versa nei bicchieri. Assieme alla moglie dai capelli rossi, la ‘romagnola’, e Francesca, brindano facendo gli auguri a Piero che pare commosso.

 

PIERO – Grazie, amici… Che brutta roba i quarant’anni!…

AMILCARE- Ma che dice sior Piero? io manco me ricordo di averli compiuti… sono passati secoli… e sto benone…

 

Francesca e Piero parlano del più e del meno, lui sempre nel vago senza accenni alla sua vita passata, poi, improvvisamente lei gli racconta che la signora Gilda, passato il primo anno di vedovanza, ha trovato un’altra persona: un brav’uomo che abita nella stessa palazzina dove vive lei, due isolati dietro l’albergo.

Piero è sorpreso. Ma non fa domande.

 

FRANCESCA – Pure lei, sior Piero, dovrebbe trovarsi un’altra compagna…un omo solo non sta bene… Poi, un bell’omo come lei…

 

 

 

23 – SCOGLIERA LIGURE. TRENO EST. GIORNO

 

Un treno percorre un tratto molto bello, lungo il mare, la costa frastagliata di scogli.

Sentiamo la voce di Piero che è seduto vicino al finestrino e si gode il panorama, sfogliando ogni tanto uno dei giornali che ha sul sedile accanto.

 

VOCE PIERO

“So che sospettate anche di me, l’ho letto sui giornali, ma le ripeto che io non c’entro niente e me la sono squagliata la sera stessa del fattaccio. Ho recuperato queste carte, il quaderno e le fotocopie dei documenti dei clienti che sono passati   quest’anno dall’Albergo grazie a una persona amica, che ho promesso di tenere fuori dalla faccenda. Io stesso me la sono filata anche per evitare noiosi, stressanti interrogatori.

“Quel giorno è venuto in albergo un rappresentante di commercio, tale signor Giacometti…”

 

 

 

24- ALBERGO SPLENDOR INT. SERA

 

Il signor Giacometti, un uomo dall’aspetto dimesso, sulla sessantina, entra in ALBERGO e chiede una camera. Consegna a Pietro un documento, prende la chiave e si avvia verso l’ascensore. Ha con se una piccola valigia.

 

ALBERGO SPLENDOR. RECEPTION . INT. NOTTE

 

VOCE PIERO “Verso le due di notte ha cominciato a chiamare al citofono. Si sentiva male, chiedeva un Alcaselzer, un’ aspirina. Gridava per i dolori…

Ho svegliato subito la padrona, la signora Gilda…

 

Piero in tuta da ginnastica, (il suo pigiama), bussa alla camera della signora Gilda.

 

PIERO – Signora Gilda…. Mi scusi…scusa, ma c’è uno che si sente male…

 

Gilda gli dice tutta assonnata di guardare tra i numeri di emergenza che gli ha lasciato, vigili del fuoco, autoambulanza per ricovero urgente, dottore. Gli chieda se vuole che gli chiami l’autoambulanza altrimenti chiami il medico, il dott. Beltrame. E’ un caro amico e abita vicino, pochi isolati dietro l’Albergo.

 

Il Dott. Enrico Beltrame entra nell’albergo e trova il Portiere che sta parlando con la padrona, ancora in vestaglia.

 

DOTT. BELTRAME- Ah, è lei?

PIERO – Lei chi?

DOTT. BELTRAME- Il nuovo portiere… la facevo più vecchio… ciao, Gilda…

GILDA – Scusa, Enrico, ma questo strilla e non vuole andare in ospedale. E’ un vecchio cliente, un padre di famiglia, un rappresentante di commercio…

 

Il dottor Beltrame, un bell’uomo di mezza età dall’accento siciliano, dai modi bruschi, nervosi, sale al piano e bussa alla camera di Giacometti.

 

 

25 – STANZA GIACOMETTI. INT. NOTTE

 

Il Dottore entra nella stanza e visita subito il sofferente signor Giacometti. Gli fa le domande del caso, se è già stato operato di appendicite, se soffre di calcoli renali ecc…

Poi gli pratica una iniezione analgesica.

 

DOTT. BELTRAME. – Non mi pare appendicite, forse qualche calcoletto… ma se domattina non passano i dolori chiami l’autoambulanza. Io non posso fare altro…

 

Giacometti ringrazia e si distende nel letto.

 

 

 

26- RECEPTION-. STANZETTA SOTTOSCALA. E STANZA GILDA. INT.NOTTE.

 

Passando davanti al banco della reception il dottore fa qualche domanda a Piero, che risponde evasivamente, come al solito. Sembra non gli stia simpatico. Vuol sapere se è sposato, se ha figli, da dove viene.

 

PIERO – Sono nato in Francia… ma vivo in Alto Adige da tanto di quel tempo che mi sento altoatesino…

 

DOTT. BELTRAME – Ma la racconti a un altro… lei è meridionale! napoletano?

PIERO – Ma sa che è un bel tipo lei? Come osa dubitare della mia parola?

DOTT. BELTRAME – Oso…oso… ne ho sentite delle belle su di lei…

 

Dice, e bussa alla camera di Gilda. La donna lo fa entrare e subito Piero sente che i due litigano, ma a bassa voce, e non capisce le parole.

 

Piero si ritira nella sua stanzetta-sottoscala. E si distende sul letto.

Dopo un’ ora il Dott. Beltrame esce dalla stanza di Gilda e prima di uscire dall’Albergo dice ad alta voce:

 

DOTT. BELTRAME- E ricordati che mi devi altri duecento euro per la chiamata notturna! Non te lo scordare! Mi sono stufato di fare il buon samaritano!

 

Dice, ed esce dall’Albergo sbattendo la porta.

 

 

 

 

27- ALBERGO SPLENDOR- ATRIO-RECEPTION. INt.  GIORNO

 

VOCE PIERO – “Il giorno dopo è venuto ad abitare in albergo uno strano tipo. Ha detto che si doveva fermare un paio di giorni per affari. Ma stava spesso nell’atrio a leggere il giornale, seduto in un punto strategico dal quale poteva controllare l’ingresso, l’ascensore e il bancone dove stavo io. Secondo me era un detective privato, ma sul documento, che le allego, è scritto:Francesco Rossetti, rappresentante di commercio. Chi lo ha mandato? Per conto di chi, se veramente era un detective privato, controllava tutta la situazione nell’Albergo? In quei giorni abbiamo perso  diversi clienti perché le coppiette, come sgamavano quel tipo, giravano sui tacchi e ne andavano.”

 

Il Signor Rossetti, un tipo segaligno sui sessant’anni, forse un carabiniere in pensione, legge, o finge di leggere il giornale seduto in una poltroncina della Hall.  Piero gli si avvicina e tenta di attaccare discorso, ma quello non parla. Dice che aspetta una persona.

 

E infatti una sera entra una biondona slavata, e i due prendono l’ascensore che porta alle camere. Piero fa l’atto di chiedere il documento anche alla donna, ma poi desiste…

 

 

 

28- CAMERA- SOTTOSCALA PIERO. INT. NOTTE.

 

Si apre la porta ed entra Gilda. Si toglie la vestaglia e s’infila sotto le coperte, accanto a Piero.

GILDA- Ma un pochino di bene me lo vuoi? Ho tanto bisogno di essere amata…

PIERO – Tutti abbiamo bisogno di amore… da quando nasciamo a quando moriamo…Certo che ti voglio bene… sei una brava donna, e mi piaci da matti… ma ricorda, Gilda… io non sono affidabile…

GILDA – Ma oggi ci sei…

 

La donna prende a baciarlo avidamente, e Piero risponde con voluttà alle carezze.

Si amano fino all’alba…

 

 

 

 

 

29- STAZIONE DI VENTIMIGLIA. E TRENO EST. INT- GIORNO

 

Il treno sul quale viaggia Piero si ferma alla stazione di Ventimiglia. Piero abbassa il finestrino e chiama il giornalaio. Gli unici giornali italiani sono La Stampa di Torino e Il Corriere della sera. Li compra tutti e due.

Il treno riprende la sua corsa, costeggiando il mare.

 

Piero apre il Corriere della sera e  cerca la pagina della Cronaca.

 

VOCE PIERO – Egregio dottor Berlucchi, io un’idea ce l’avrei, ma non le voglio rubare il mestiere. Del resto ora lei dispone di tanto di quel materiale che non faticherà molto a sbrogliare la matassa.

 

DETTAGLIO :  Nella pagina della cronaca nera è su quattro colonne un articolo sul cui titolo leggiamo: “IL MEDICO HA CONFESSATO. RESTA IL MISTERO DEL PORTIERE SCOMPARSO.”

 

VOCE PIERO – (CHE LEGGE LE PRIME RIGHE DELL’ARTICOLO):

“Improvvisa svolta nelle indagini a proposito del duplice tentato omicidio all’Hotel Splendor dello scorso 18 giugno. Nell’ambito di una affollata e movimentata conferenza stampa il giudice istruttore Berlucchi ha reso noto che, messo alle strette, il dott. Enrico Beltrame, medico dell’albergo, ha confessato di essere il solo responsabile dell’efferato delitto. A guidarne la mano la gelosia.

A quanto dichiarato, Beltrame aveva da tempo una relazione con la proprietaria dell’hotel. Negli ultimi mesi, l’amante lo aveva praticamente scaricato.”

 

In mezzo alla pagina le fotografie del dott. Beltrame, di Gilda e del giovane scrittore Alvaro. Sotto la foto della donna una didascalia precisa che la Signora Gilda Buscovic è uscita dal coma e sarà presto dimessa.

 

VOCE PIERO.

Povera Gilda… mi dispiace che per causa mia hai passato un brutto guaio… ma ormai è passata, o no?”

 

Il controllore dei biglietti, seguito da due agenti di polizia in divisa entrano nel vagone e incominciano a chiedere i biglietti a tutti, e a qualcuno anche i documenti.

 

Piero è alquanto preoccupato, ma è costretto a consegnare la sua carta d’identità, che sappiamo essere fasulla.

 

AGENTE DI POLIZIA FERROVIARIA – Piero… Cattaneo?

PIERO- Esatto… Sono io…

 

L’agente fissa Piero, riguarda il documento, poi lo passa al collega.

 

Lo fissa  a lungo.

 

Il treno si allontana nel sole, costeggiando il mare della Costa Azzurra.

 

Fine