“La cena degli Addii”

Il 6 e 7 ottobre 1989, nel mentre già dal 23 agosto l’Ungheria aveva aperto le frontiere e consentito a tutti il passaggio in Occidente, la Repubblica Democratica tedesca festeggiava in pompa magna il quarantesimo anniversario della propria istituzione.

Alberto Indelicato, ultimo ambasciatore italiano nella Germania Est, nel capitolo che segue, rende suggestiva testimonianza: il regime incoscientemente si autocelebrava nel mentre la fine incombeva inevitabile.

Il successivo 9 novembre la DDR avrebbe aperto le frontiere e nei tempi seguenti il Muro di Berlino sarebbe stato abbattuto. – MdPR

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I festeggiamenti non erano finiti; la sera seguente (7 ottobre 1989) tutti gli ambasciatori furono invitati con i massimi esponenti del regime ad un gran pranzo in onore degli illustri ospiti in un altro enorme locale del Palazzo della Repubblica.

Eravamo distribuiti in gruppi di sei o di otto in centinaia di tavolini.

Honecker e Gorbaciòv erano naturalmente seduti al tavolo d’onore in fondo alla sala, circondati dagli altri capi di stato e rappresentanti di partiti comunisti o simpatizzanti.

C’erano tra gli altri il bulgaro Zhivkov, lo jugoslavo Bukatovic, il cinese Jilin, il cubano Almeida, il cecoslovacco Milos ]akes, il polacco Jaruzelski, il romeno Ceausescu, l’ungherese Straub, il palestinese Arafat…

In tutto erano rappresentate settantacinque delegazioni, comprese quelle dei partiti comunisti (tra cui quasi tutti gli europei, ma non l’italiano) e di alcuni socialisti.

Il paclo della autorità durante la parata per i festeggiamenti del 40° anniversario della DDR
Il paclo della autorità durante la parata per i festeggiamenti del 40° anniversario della DDR

Non vi furono brindisi, anche perché il pranzo si svolse in una maniera piuttosto originale.

Ricordo anzitutto l’atmosfera piuttosto malinconica, quasi da visita di condoglianze quando, avendo esaurito tutte le lodi al defunto, i presenti improvvisamente non sanno più che cosa dire, perché qualunque altro argomento sembrerebbe fuori luogo.

Ma quel che avvenne prima che si giungesse al dessert e si levassero le coppe di champagne, che d’altronde erano ancora vuote davanti a noi, fu qualcosa di inatteso ed a tutta prima di inspiegabile.

Ad un tratto, guardando al tavolo d’onore, mi accorsi che Gorbaciòv era sparito.

Evidentemente era andato via senza che la maggioranza dei presenti l’avesse notato.

Qualche minuto dopo vidi alzarsi e allontanarsi Jaruzelski, e quindi uno alla volta, ad intervalli quasi regolari, tutti gli altri importanti personaggi; da ultimo, rimasto praticamente solo al tavolo, scomparve anche Honecker.

Fu dopo il terzo o il quarto allontanamento che quello spettacolo mi richiamò alla mente la ‘Sinfonia degli Addii’ di Haydn, nella quale per l’appunto ad uno ad uno i componenti dell’orchestra, appena terminata la partitura, si allontanano silenziosamente sino a quando lasciano solo il direttore.

Era finita la partitura dei Ceausescu, dei Jaruzelski, degli Jakes?

E quella di Honecker?

Ma le nostre sorprese non erano finite: concluso il gran pranzo d’onore in quel modo poco protocollare, senza brindisi (il famoso champagne non venne più servito), poiché eravamo rimasti soltanto noi, gli ambasciatori, alcuni funzionari ci avvicinarono per spiegarci che la festa era finita; favorissimo seguirli per essere ricondotti alle nostre autovetture.

Per corridoi sconosciuti ci accompagnarono ad un’uscita riservata davanti alla quale ci aspettava il nostro autista.

Questi ci spiegò che era stata la polizia ad allontanarlo con i suoi colleghi dalla piazza principale, quando era stata sul punto di essere occupata, come era avvenuto, da otto o diecimila dimostranti che urlavano slogan contro la SED, contro Honecker e gli altri esponenti del partito, invocando libertà, inneggiando a Gorbaciòv, chiedendo lo scioglimento dell’odiata STASI.

La polizia era intervenuta pesantemente e negli  scontri si erano avuti numerosi feriti.

Vi erano stati anche migliaia di arresti.

Era evidente che non si poteva passare dalla Unter den Linden, bloccata dalla folla, per cui l’autisia dovette fare un largo giro per riportarci in residenza.

Appresi dopo che Gorbaciòv e gli altri invitati per raggiungere l’aeroporto avevano anch’essi dovuto evitare di passare  per le vie del centro.

Durante il tragitto mi chiedevo quanto il discorso ufficiale pronunciato il giorno precedente da Honecker con le sue rigide chiusure ad ogni mutamento  avesse contribuito se non a provocare almeno a rendere così violenta la protesta di massa, e quali sarebbero state le conseguenze di quella sfida popolare che, portata sin sulle soglie del potere, aveva costituito una umiliazione per la classe dirigente della SED.

L’umiliazione era stata tanto più cocente perché inferta alla presenza dei rappresentanti di quei comunisti polacchi e ungheresi che i dirigenti teclesco-orientali non nascondevano di considerare non solo ideologicamente sbandati ma anche inetti, perché incapaci ormai di controllare l’ordine  pubblico.

La risposta al mio interrogativo venne l’indomani, e fu quella a cui avevano alluso i dirigenti del partito quando avevano lodato il modo esemplare con cui in Cina era stato affrontato lo stesso problema.

Furono i giornali di provincia come la ‘Leipziger Neue Zeitung’, quotidiano della città dove erano cominciate le riunioni del lunedi, a lanciare un appello ai “gruppi di combattimento della classe operaia” perché si tenessero pronti.

Anche a Lipsia, Jena, Potsdam, Magdeburgo, Dresda c’erano state manifestazioni simili a quella berlinese.

A Lipsia una repressione sanguinosa da parte delle forze di polizia sarebbe stata evitata per gli appelli e gli interventi di alcune personalità non politiche come il vescovo Johannes Hempel ed il direttore dell’orchestra della Gewandhaus, Kurt Masur….

Il giorno della festa così malamente guastata fu anche quello in cui Honecker vide per l’ultima volta gli altri capi comunisti.

Alberto Indelicato

(Da “Memorie di uno Stato fantasma”, di Alberto Indelicato,  Lindau, Torino 2004)